PALERMO. Oltre a imporre il pizzo e a riscuotere tangenti per appalti pubblici, avrebbero ridisegnato gli assetti di un importante mandamento mafioso della provincia di Palermo. E' l'accusa che domani porterà davanti al gup Gioacchino Scaduto 61 presunti esponenti di Cosa nostra coinvolti in tre filoni di indagine collegati all'operazione "Nuovo mandamento". L'udienza preliminare si terrà nell'aula bunker del carcere di Pagliarelli.
Attraverso numerose intercettazioni ambientali e il contributo di vari collaboratori, i carabinieri di Monreale e la Dda di Palermo hanno ricostruito le attività di diverse famiglie mafiose di Monreale, Partinico, San Giuseppe Jato, Camporeale, Altofonte, Borgetto e Giardinello. Elemento di spicco del mandamento è Antonino Sciortino, 51 anni, scarcerato due anni fa dopo avere scontato una condanna per associazione mafiosa. La sua ascesa ai vertici dell'organizzazione è passata anche attraverso regolamento di conti. Le microspie hanno registrato la pianificazione di un caso di lupara bianca.
Tra gli imputati che domani compariranno davanti al gup anche l'ex sindaco di Montelepre (Palermo), Giacomo Tinervia accusato di estorsione e concussione. Alle indagini hanno collaborato diversi imprenditori che si sono ribellati alle richieste di denaro. Sono stati sostenuti da
"Addio pizzo" che si costituirà parte civile per contrastare "la pratica mafiosa del pizzo in danno di tante attività economiche".
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