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Supermercati Sigma, società in crisi: scatta il licenziamento per 90 impiegati

L’azienda ha già chiuso tre punti vendita e a breve prevede di fare lo stesso con il centro distribuzione di Carini

PALERMO. Si apre la procedura di licenziamento collettivo per 90 impiegati su 329 della società Centro Supermercati Sicilia Occidentale, il centro di distribuzione dei supermercati a marchio Sigma. La società ha 22 supermercati diretti e oltre 130 soci e affiliati a Palermo e in varie province siciliane. Da pochi giorni l’azienda — che ha già chiuso tre supermercati e prevede, a breve, la chiusura del centro distribuzione — ha comunicato ai sindacati di avere aperto la procedura di mobilità per 82 dipendenti a tempo pieno e 8 part time del centro distribuzione di Carini (41 dipendenti, di cui 38 full-time e 3 part-time) e 49 dipendenti dei supermercati (44 full-time e 5 part-time). In particolare, l’esubero riguarderà: 8 addetti uffici amministrativi, 6 addetti uffici commerciali, un addetto al Ced, 18 addetti al servizio magazzino, 8 autisti, un capo commesso, 11 addetti alle casse, 25 commessi di negozio (di cui uno presso la sede di Cammarata, nella provincia di Agrigento), 5 addetti al reparto macelleria (uno nella sede di Cammarata) e 7 al reparto salumeria (uno nella sede di Cammarata).
È l’azienda a spiegare i motivi della scelta, suo malgrado, di avviare i licenziamenti. «La società — scrive la CSSO nella nota inviata ai sindacati — sta attraversando un momento di crisi riconducibile non solo alla depressione dei consumi di generi alimentari, all’accorciamento dei termini di pagamento, alla difficoltà di accesso al credito (il credit crunch operato dalle banche), ma anche agli eventi che hanno causato il sequestro giudiziario e la successiva messa in liquidazione del maggior cliente, il Gruppo Ferdico, con la conseguente diminuzione del volume d’affari, che ha provocato diseconomie di scala nel Centro distribuzione di Carini».
A fine 2013 la società ha chiuso con un fatturato di poco superiore ai 72 milioni e mezzo contro i quasi 99 milioni del 2012, registrando un calo del 26,42%. Da qui la necessità di intervenire sui costi aziendali ed in particolare sul costo del lavoro. Un tentativo è stato fatto con la richiesta a tutti i lavoratori di riduzione dell’orario di lavoro, proponendo a chi volesse di trasformare il contratto da da full-time a part-time con 20, 24, 30 ore. Ma non è stato sufficiente a cambiare le sorti del risultato economico del 2013 che ha portato l’azienda a quello che oggi definisce un fatto «inevitabile», cioé gli esuberi.
Si è ancora alle prime battute della vertenza, e il 17 febbraio scatterà il primo incontro, che si preannuncia caldo, tra azienda e sindacati. «Metteremo in campo tutte le strategie possibili affinché vengano salvaguardati i livelli occupazionali — dice Mimma Calabrò, segreatrio regionale della Fisascat-Cisl — nel corso dell’incontro rappresenteremo con chiarezza la nostra contrarietà a qualsiasi determinazione volta ai licenziamenti. La crisi che sta investendo il settore della grande distribuzione organizzata continua a mietere vittime e bisogna arginare con tutti i mezzi possibili il fenomeno. Sono ormai centinaia i lavoratori del settore che hanno perso il lavoro o che rischiano di perderlo — conclude Calabrò —. Bisogna rilanciare le attività e mantenere i livelli occupazionali, altrimenti la ripresa del nostro tessuto economico sarà difficilmente realizzabile».

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