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«Vi racconto in diretta la malattia» Su Facebook il diario di un addio

Davide Radicello ha lottato contro la fibrosi cistica e un tumore: ha documentato il suo calvario sul social network

PALERMO. Si può vivere nella paura o lottare per sempre. Basta scrivere «to be continued...» e inseguire i sogni anche quando tutto lascia temere che la partita è persa. Si può avere paura di vivere con la fibrosi cistica, diagnosticata in culla. Oppure si può tentare di crescere come tutti gli altri bambini, di guidare il popolo del divertimento nei villaggi vacanze, di laurearsi e lavorare. Si può fare.
Davide Radicello ha continuato a farlo anche quando la vita si è accanita. Quasi 37 anni passati a pareggiare in contropiede i gol subiti dalla fibrosi, poi a giugno la batosta: tumore. C’è un altro nemico da cui non lasciarsi intimorire. Basta scrivere «to be continued...» su ogni post del profilo Facebook. Come si fa nelle storie degli eroi dei fumetti che soffrono ma alla fine battono il male e «to be continued...».
Quella pagina su Facebook poteva essere (solo) un diario della malattia, uno straziante elenco di cicli di chemio e flebo che non entrano nella vena. Invece è diventato uno spazio dove vivere ancora con ironia. Come quando in vista del primo ciclo di chemio Davide ha postato: «Ci facciamo questo week-end in ospedale, sperando di rimettere a posto sta pancia...». Era il 13 giugno e solo qualche giorno prima annunciava di aver giocato a calcio e segnato tre gol.
Così si lotta al tempo dei social network. Il 14 giugno è già «live from the hospital». E il 3 luglio è sicuro di poter giocare ad armi pari: «La visita è andata bene (è questa già è un'ottima notizia). La protesi inserita va bene, devo continuare a mangiare semiliquido... (to be continued)». Seguiranno altri ricoveri. Ma bisogna guardare ai piccoli segnali positivi: «Finalmente cambio stanza. Siamo in 2 e l'atmosfera è migliore... Ma ancora si aspetta la terapia e l'esito della tac... Mah... Attendere prego....». Il 19 luglio basta una foto della moto acquistata qualche mese prima: «Voglia di libertà». E il 23 luglio «si torna al lavoro. Riprendiamoci la vita».
Durerà poco, il 29 luglio c’è un altro ricovero. Ma di nuovo il 6 agosto «si torna a casa e al lavoro». Lavora in un albergo, Davide. Ma è stato anche un animatore nei villaggi vacanze. Quanto sono distanti i balli di gruppo e i giochi in spiaggia. Ma non c’è tempo per pensarci. Il 9 agosto, dopo l’ennesimo ricovero, «tra poco in clinica mi fanno la tessera fidelity». E da lì, mentre gli amici si preparano al Ferragosto, Davide guarda il mondo da una finestra: «Contro la crisi... vacanze low cost... Soggiorno gratuito in pensione completa».
Quante notizie brutte si devono sopportare se la battaglia è lunga: «Quando le cose cominciano ad andare bene e i valori si cominciano ad aggiustare e ti sale un po’ di ottimismo ecco che succedono quelle cose che rischiano di buttarti giù. Stanotte due pazienti non ce l'hanno fatta... Ma ripartiamo più forti di prima...». Può essere d’aiuto vedere la Juve alzare la Supercoppa anche se le terapie vanno avanti e «ho i piedi gonfi come un hobbit».
Ora la bacheca è diventata una piazza in cui si vive con Davide. Lui avverte la paura degli amici e rassicura: «Siamo sempre qui, live dalla clinica... Piedi sempre gonfi e un po’ di affanno... L'avventura continua». È il 20 agosto, un’estate buttata via. Ma ce ne saranno altre «anche se si è alzata la glicemia». E allora «non c'è il tempo per abbattersi, continuo a lottare...».
Ai primi di settembre Davide è tornato a casa ma «neanche il tempo di esultare.... da ieri nuovo ricovero (e siamo a 4). Problemini col respiro. Non ci facciamo mancare niente...». Continua la terapia e «non molliamo mai». Basta non guardare le cose brutte: «Si prospetta una nottata di merda... in 5 minuti sono arrivati 2 moribondi e uno straniero che cammina a piedi nudi e mangia con le mani... Mi può salvare solo il computer».
E in qualche modo lo ha salvato. Nelle ultime settimane augurava «buongiorno a tutto il mondo dalla mia stanzetta d’ospedale». E nel frattempo la vita scorreva veloce: l’11 ottobre «l’endoscopia è andata bene. A presto...», il 17 ottobre «continua il drenaggio e finalmente sono riuscito ad alzarmi». Corre anche la malattia malgrado il 26 ottobre ci sia «un’ottima notizia, sono a casa». Il 27 ottobre «risvegliarsi nel proprio letto è stupendo. Barba fatta, a casa è tutta un’altra storia storia. Bye bye».
Poi non ha avuto più la forza di scrivere. Non è stato lui a postare lunedì notte il disegno di una sagoma sfumata che guarda gli uccelli volare verso la luna. Ha lasciato uno spazio impalpabile, ma vero, fra questo mondo a un altro. Lì scorrono le sue foto, le estati al villaggio, gli incontri con i vip, le partite a calcetto, gli abbracci con le amiche. Solo sorrisi. In fotogrammi di una storia proiettati per chi resta. Ha lottato per tutta la vita, così vive per sempre.

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