
PALERMO. Negli ultimi tempi era più giù del solito. Non aveva perso la sua bontà d’animo, ma era come se la luce si fosse definitivamente spenta. Un disagio che aumentava sempre di più, dettato probabilmente da quella vita fatta di sofferenza e solitudine, con l’unico suo affetto rimasto in vita, la sorella, divorata inesorabilmente ogni giorno dalla sua malattia.
I colleghi di lavoro raccontano così gli ultimi giorni di vita di Francesco Puccio, 58 anni, l’uomo che venerdì si è tolto la vita gettandosi dal balcone della sua abitazione in via Albricci dopo aver ucciso la sorella, Giuseppina, 62 anni, da tempo malata di depressione. Sarebbe stata proprio lei a chiedere al fratello di ucciderla, per porre fine a quella vita fatta di sofferenze, come si legge in una drammatica, agghiacciante lettera trovata dagli agenti di polizia subito dopo la tragedia. Desiderio che Giuseppe avrebbe esaudito, per poi non reggere quel terribile e dilaniante senso di colpa.
Domani intanto verrà eseguita all'Istituto di Medicina legale del Policlinico l'autopsia sui due corpi, anche se sulle cause della morte gli inquirenti nutrono pochi, pochissimi dubbi. Ma le indagini degli uomini della sezione omicidi della squadra mobile continuano. Francesco Puccio era un uomo solo, che dedicava la sua vita ad accudire quella sorella malata da anni. Era rimasto ancora più solo dopo la morte dei genitori, anche loro malati. Anni, mesi e giorni passati con Giuseppina: pochissime uscite insieme, nemmeno i vicini di casa li vedevano mai. Francesco lo scorso 30 ottobre aveva partecipato ad una riunione di condominio, ma non aveva praticamente aperto bocca. Un comportamento, visto il carattere schivo di Puccio, non aveva destato alcun sospetto.
L’unico «svago» per l’uomo era il suo lavoro: funzionario Unicredit, da più di trent’anni lavorava nel reparto studi. Usciva la mattina, faceva un po’ di spesa e poi tornava a casa, dalla sorella, che chiudeva dentro, forse per paura che potesse fuggire o che qualcuno gli facesse del male. Una delle tante fobie, come quella della televisione messa a volume altissimo le poche volte che uscivano, o le tre macchine, di cui una, quella più «grossa», parcheggiata praticamente sempre in garage. La loro unica compagnia, raccontano i vicini di casa, era una donna delle pulizie, straniera, che andava da loro una volta ogni quindici giorni.
Un quadro di solitudine che ha avuto il tragico epilogo venerdì, quando Francesco ha deciso di aiutare la sorella a morire, uccidendola con delle coltellate e con un sacchetto di plastica in testa. Poi il volo dalla finestra e lo schianto, davanti ad un bimbo che giocava nel cortile. Sullo sfondo una tavola pronta per un giorno di una festa che non c’è mai stata.
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