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Minori sequestrati, Larysa si difende: «Per me erano azioni umanitarie»

Interrogata dal gip. L’ex olimpionica: «Pensavo fosse lecito». Intanto emergono altri retroscena

PALERMO. «Pensavo fosse tutto lecito, anzi, credevo si trattasse di un’azione umanitaria». Ha parlato per una quarantina di minuti, Larysa Moskalenko. Ha scelto di rispondere, tra le lacrime, ma si è difesa dicendo che quello che faceva — cioè mettere a disposizione gommoni, skipper e ogni tipo di assistenza a un’organizzazione che si occupava del sequestro e del recupero di minori contesi — per lei era normalissimo: «L’avevo visto un sacco di volte nei film di James Bond», ha detto al gip Nicola Aiello e al pm Geri Ferrara. «Anche per questo — ha aggiunto — mi sono permessa di chiamare Orlando, l’ambasciatore e altri politici... Per me era un’azione umanitaria».
Lunedì gli altri interrogatori
L’ex olimpionica di vela finora è stata l’unica, tra i personaggi coinvolti nell’operazione «Caronte», ad essere interrogata. Altri tre, quelli che hanno avuto i domiciliari — Antonino Barazza, 46 anni, di Mazara del Vallo; Sebastiano Calabrese, 38 anni, di Reggio Calabria e Luigi Cannistraro, 30 anni, di Palermo — saranno ascoltati a partire da lunedì, mentre per gli indagati che si trovano all’estero (due sono in Norvegia a piede libero, uno detenuto in Tunisia) i tempi saranno stabiliti dalla rogatoria internazionale. Davanti alle domande dei magistrati, che l’hanno interrogata nel carcere palermitano di Pagliarelli, la Moskalenko è apparsa confusa, a tratti sconvolta, ma mai pentita. Anche quando le hanno chiesto conto e ragione delle armi, lei si è alzata e ha cominciato a mimare esercitazioni e altri giochi che faceva in una sorta di poligono. Il suo racconto, però, non ha convinto il gip Nicola Aiello, che ha rigettato anche una eccezione di competenza territoriale sollevata dal difensore dell’ex olimpionica. Il legale ha già annunciato che chiederà la scarcerazione.
Al setaccio documenti 
Intanto i carabinieri della compagnia di Carini, che assieme ai colleghi del Gruppo Palermo hanno condotto le indagini, stanno analizzando una serie di documenti sequestrati e ascoltando altre intercettazioni che riguardano sia Larysa Moskalenko, ucraina di 50 anni e medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Seul del 1988 per la vela, sia gli altri componenti dell’organizzazione criminale che, in cambio di centinaia di migliaia di euro, rapiva minori contesi per restituirli ai genitori affidatari ai quali erano stati sottratti. Una storia che sembra la trama di un film con al centro la Abp World Group, società con sede legale a Malaga che fa capo a un norvegese, Martin Waage, ex militare ed ex paramedico, che aveva messo su una squadra che operava in tutto il mondo. Waage aveva reclutato ex veterani dei corpi speciali delle forze armate di diversi paesi disposti a mettere al servizio del migliore offerente le proprie professionalità. 
«Ci hanno rubato un bimbo» 
Le indagini hanno svelato il rapimento di un bimbo norvegese sottratto al padre, legittimo affidatario, dalla madre tunisina e quattro tentativi di sequestro falliti solo perché due dei componenti della banda Per Ake Helgesson e Daniel Bakke sono stati fermati dalla polizia tunisina avvertita dai magistrati italiani. A insospettire i carabinieri dunque è stata un’intercettazione. «Ci hanno rubato un bambino e lo abbiamo riportato indietro... con le mie barche, capito? (...) riportato, quindi io sono diciamo partecipante», diceva la Moskalenko a un’amica. Le indagini hanno presto accertato il ruolo dell’ucraina che gestisce una società di noleggio di imbarcazioni di lusso, la Sicily rent boat. Durante la telefonata la donna rivelava l’esistenza della società che si occupava del recupero dei bambini. Il suo compito era procurare le imbarcazioni, gli skipper di fiducia ed altri strumenti logistici per l'organizzazione. I carabinieri l’hanno intercettata mentre tentava di recuperare armi grazie ai suoi rapporti con un ex colonnello del Kgb e comprava spray urticante e sonniferi.In un caso, la banda si era organizzata ed era pronta a mettere fuori combattimento la sorveglianza che vigilava sui minori. Mentre per un rapimeno in Ucraina (ne risultano altri in Libano, Cipro e in Egitto) era stato corrotto anche un funzionario del tribunale.           

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