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Droga a Palermo tra Guadagna e Falsomiele: 42 arresti

PALERMO. Una vasta operazione antidroga dall'alba a Palermo da parte dei carabinieri, che stanno eseguendo diverse decine di ordinanze di custodia cautelare. I provvedimenti, emessi dal gip su richiesta dalla locale Procura distrettuale antimafia, ipotizzano il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Le indagini hanno consentito di documentare l'attività di due organizzazioni criminali che gestivano una delle principiali piazze di spaccio palermitane. Sono coinvolte 42 persone: 31 delle quali finite in carcere.

L'operazione, denominata Araba Fenice, aveva mosso i primi passi già nel 2010 e riguarda i quartieri di Falsomiele e Guadagna. Ad essere coinvolti "professionisti dello spaccio" che, secondo gli investigatori, avevano organizzato tutto in maniera certosina. La Guadagna era considerata zona di approvvigionamento per gli spacciatori della città e della provincia, grazie a prezzi considerati altamente competitivi.

PROCURA PALERMO: "ARRESTATI NON LEGATI A MAFIA". «È stata sgominata un'organizzazione che aveva il controllo su un intero quartiere. Nessun arrestato è legato alla mafia». Lo ha detto il procuratore Francesco Messineo nel corso della conferenza stampa sugli arresti per droga nel quartiere Guadagna. «Sono state utilizzate tutte le moderne tecniche -aggiunge - per riuscire ad arrestate capi e piccoli spacciatori a cui si rivolgevano tantissimi consumatori». Per il procuratore aggiunto Teresa Principato, «la Guadagna è un mercato storico dello spaccio. Nel territorio ci sono numerose vedette che avvertono subito gli spacciatori della presenza di carabinieri e polizia che stanno facendo indagini sullo spaccio. Da qui la complessità delle indagini messe a segno dai carabinieri».  «Nel quartiere - ha concluso - si può acquistare ogni tipo di droga. L'organizzazione ha una struttura familistica che non si è mai fermata neppure davanti alle varie operazioni di polizia giudiziaria che vengono vissute come un momentaneo fastidio».


VEDETTE E SENTINELLE PRESIDIAVANO LE PIAZZE. In 15 presidiavano tutto il giorno nel quartiere della Guadagna di Palermo per avvertire le organizzazioni che avevano il monopolio del traffico della droga dell'eventuale presenza delle forze dell'ordine: vere e proprie vedette che scorazzavano tra le vie del quartiere diventato punto di riferimento per tutti quelli che volevano acquistare alla marijuana, all'hashish o alla cocaina. I due clan erano organizzati di tutto punto con sentinelle e abili pusher che utilizzavano, per prendere gli ordinativi al telefono, cellulari riservati e un linguaggio cifrato con le dosi che diventavano "caffè da prendere al bar", scarpe, borse o appuntamenti con ragazze.

Per rendere più difficile il lavoro degli investigatori chi riceveva i soldi dagli acquirenti era diverso da chi consegnava le dosi e nessuno aveva la disponibilità di quantitativi di stupefacenti tali da raggiungere la dose che poteva costargli l'arresto per spaccio. Le due organizzazioni, che non erano legate a cosa nostra, avevano una struttura gerarchica ed erano stanzialmente gestite da due famiglie. Mai in lotta tra loro, i clan collaboravano utilizzando le vedette comuni per gestire i traffici.

Delle due bande quella più potente era capeggiata da Antonino Lucera, 37 anni, detto Mino. A bordo della sua auto decideva l'acquisto della droga, l'importazione fuori dall'Isola e commentava l'abilità dei suoi pusher lamentandosi anche della presenza di "troppi sbirri". Il padre Luigi e lo zio Santo, nel '90, vennero uccisi in un casolare nel palermitano. Dalle intercettazioni è emerso che, Mino sia convinto che dietro l'omicidio ci sia il tradimento di una parte della sua famiglia. Nel corso dell'indagine i carabinieri hanno sequestrato sei chili di hashish, otto chili e 505 piante di marijuana, cocaina e eroina per migliaia di euro.

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