
PALERMO. Ci sono dei registri al liceo De Cosmi che raccontano di un giovane Pino Puglisi diligente, volenteroso ma dal rendimento scolastico non troppo brillante. I voti migliori li aveva in matematica. Pezzi di storia di uno studente che sarebbe poi diventato sacerdote, prete coraggio e poi beato. I registri delle valutazioni sono custoditi nella scuola superiore che Don Pino frequentò per due anni, dal 1951 al ’53, per poi proseguire gli studi in seminario.
Il De Cosmi era allora un istituto magistrale prima di diventare il liceo delle Scienze umane e Linguistico che è oggi. La scelta scolastica di Padre Puglisi dimostra la sua naturale propensione all’insegnamento. Una forza educativa che gli rimase dentro. «Siamo onorati di averlo avuto tra i nostri studenti - dice Antonino Sciortino, preside del De Cosmi -. E il liceo ha voluto ricordare il suo ex allievo sacerdote morto ammazzato in un giorno di fine estate di venti anni fa e proclamato beato nella primavera di quest’anno. Non c’era occasione migliore di un incontro tra ragazzi di città e nazioni diverse per ricordare don Pino, lui che ai giovani ha dedicato la sua vita. Un gemellaggio tra alunni di quattro classi del De Cosmi, studenti di una scuola di Stommeln, in Germania, e del liceo Giovanni da Vigo di Rapallo. Gli studenti del liceo palermitano si sono offerti di ospitare nelle proprie case i coetanei di Stommeln e di Rapallo. Uno scambio didattico e culturale improntato sui temi della legalità e dell’immigrazione. Un programma intenso organizzato da tre insegnanti del Cosmi, Annamaria Dispenza, Lia Aricò e Cinzia Arrigo. «Padre Puglisi studiava e lavorava per aiutare la famiglia, il padre ciabattino e la madre sarta - dice la professoressa Dispenza -. Non era uno studente brillante, ma è vero anche che poi lesse moltissimi libri».
Per gli studenti tedeschi e liguri sarà una settimana di incontri e visite ma anche del lavoro di alcuni volontari del centro di accoglienza Astalli. Ieri il primo appuntamento in nome del Beato Puglisi con la partecipazione del giornalista e scrittore Francesco Deliziosi e don Carmelo Torcivia, docente di Teologia pastorale all’Istituto di Scienze religiose dell’Arcidiocesi di Monreale e fondatore-responsabile della comunità ecclesiale Kairós. Insieme a loro anche la Soprintendente ai Beni culturali di Palermo, Maria Elena Volpes.
«Padre Puglisi sapeva ascoltare - dice Torcivia -. Era la sua dote più grande». Il serbatoio della sua malandata Fiat Uno sempre pieno «perché doveva poter raggiungere in un momento di bisogno chiunque lo chiamasse, anche nel pieno della notte» racconta Deliziosi, autore del libro «Padre Pino Puglisi. Il prete che fece tremare la mafia con un sorriso». Nell’aula magna gremita di studenti, i giovani tedeschi ascoltano incantati la storia e gli aneddoti curiosi di un sacerdote ucciso dalla mafia perché insegnava il Vangelo e la dignità tra il degrado sociale del quartiere Brancaccio. «Un uomo coraggioso», dice Celine Hoemig, 16 anni, un fisico minuto e capelli biondi. Da quella gigantesca foto appesa in sala, quell’immagine che ha fatto ormai il giro del mondo, Padre Puglisi sembra sorriderle proprio a lei.
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