
PALERMO. Fiori sul sangue di Libero Grassi. Il sacrificio dell'imprenditore palermitano, ucciso 22 anni fa, il 29 agosto 1991, per essersi ribellato alla vessazione del pizzo, è stato ricordato così questa mattina in una cerimonia silenziosa in cui si sono raccolte un centinaio di persone in via Alfieri, luogo dell'assassinio.
Da quel delitto dirompente molto è cambiato sul fronte della lotta al racket delle estorsioni, proprio a partire dal quel gesto isolato, non solo perché fuori dal coro dell'imprenditoria siciliana che si piegava alle richieste mafiose con una consuetudine assimilabile alla normalità, ma soprattutto perché abbandonato dalle istituzioni a cominciare da Confindustria, sorda alle richieste di aiuto di Grassi.
Le scuse sono arrivate tardi ma vengono ribadite dagli industriali in ogni occasione utile e anche oggi. «Ho chiesto scusa alla famiglia Grassi - ha detto il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante - Ho letto i verbali di Confindustria dell'epoca e mi sono indignato e vergognato per l'atteggiamento che l'associazione degli industriali assunse nei confronti di Grassi. Noi abbiamo modificato il nostro codice etico per emarginare chi non denuncia e liberare dal gioco mafioso le imprese sane».
Il gesto di Libero Grassi servì da esempio a molti suoi colleghi e scosse l'ambiente, ma solo pochi scelsero la strada della denuncia. Ad aiutare le vittime delle estorsioni oggi c'è anche l'associazione Addiopizzo che si raccoglie ogni 29 agosto attorno ai parenti dell'uomo che con il suo sacrificio ha ispirato la nascita del movimento che conta centinaia di iscritti.
Il presidente del Senato, Piero Grasso, che ha partecipato alla commemorazione palermitana, ha anche scritto una lettera alla vedova Pina Maisano. «Il sacrificio di Libero non è caduto invano - ha scritto - sono divenute immortali, un punto di riferimento fondamentale per tutti coloro che ancora oggi sono oppressi dalle estorsioni, dalle minacce e dalla violenza. La mafia può essere distrutta. Dipende da noi, dalle scelte quotidiane degli imprenditori che, con coraggio e determinazione, scelgono ancora di credere nella nostra amata Sicilia, dalla capacità di ogni cittadino di fare tesoro degli insegnamenti e delle testimonianze delle tante, troppe, vittime di mafia». La solitudine dell'imprenditore è stata ricordata anche dal presidente della Camera Laura Boldrini. «Libero Grassi - ha sottolineato - era un uomo onesto che fece cose normali, come non pagare il pizzo, in un'epoca in cui certe cose normali erano da considerare eccezionali, inaccettabili. Non solo da parte di Cosa Nostra, che non poteva tollerare un esempio così coraggioso e sfrontato, un uomo che andava dicendo pubblicamente "io non pago"».
Il ricordo di Grassi è stato anche l'occasione per presentare in prefettura le prime cento schede sui processi del racket, primo passo della banca dati di tutti i processi antiracket e antiusura già conclusi o ancora in corso in Campania, Calabria, Puglia, Sicilia. Il progetto si chiama «Zoom» ed è una iniziativa della Fai, ideata e realizzata nell'ambito del Pon Sicurezza. Le schede di approfondimento dei processi descrivono le dinamiche estorsive o usuraie, analizzano il gruppo criminale e il contesto ambientale, le eventuali problematiche di diritto emerse e le costituzione delle parti civili.
«Questa banca dati realizzata nell'ambito del Pon sicurezza è molto importante perchè entro il 2015 saranno online oltre mille processi al racket. C'è tutta la storia delle sofferenze ma anche del coraggio di tanti imprenditori», ha detto il commissario antiracket, Elisabetta Belgiorno. «Nella scheda su Libero Grassi - ha proseguito - ci sono le fasi del processo ma anche la trasmissione Samarcanda, gli articoli della stampa estera che venne qui per raccontare questi fatti. Lo spaccato processuale mette in evidenza la solitudine di Grassi in quella vicenda e come questo omicidio non fu deciso dalla cupola».
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