PALERMO. Nelle ultime settimane gli investigatori del reparto operativo di Palermo, guidati dal colonnello Salvatore Altavilla, hanno registrato un'escalation di attentati e di violenza. Tra questi, anche l'incendio di un pub di Isola delle Femmine letteralmente distrutto dalle fiamme solo perche' il proprietario aveva pensato di tornare a riprendere in mano la sua attivita' dopo essere stato "sfrattato" dai boss, che un anno fa lo chiusero in un capannone e gli tolsero tutto minacciandolo di uccidergli i figli.
Anche per questo le indagini hanno subito un'accelerazione e la procura (in questo caso l'aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco e Sergio Barbiera) ha disposto i fermi. Oltre a D'Ambrogio, in manette sono finiti tra gli altri il suo braccio destro Antonio Seranella, Giuseppe Di Maio, Alfredo Geraci, Attanasio La Barbera, Giuseppe Civiletti e Giacomo Pampillonia.
Nel capitolo dell'inchiesta che riguarda i traffici di droga, le cui indagini sono state coordinate dal pm Barbiera, e' stato accertato che i boss, sempre piu' in difficolta' per i continui arresti e per il calo delle entrate legate ad esempio ad appalti ed estorsioni, per finanziare le casse del mandamento avevano attivato anche un canale con il Sud America per importare cocaina ed eroina. Nel business erano state coinvolte anche altre famiglie, e in particolare quelle di Uditore, Pagliarelli e Corso dei Mille, a Brancaccio, dove D'Ambrogio poteva contare su personaggi storici come Pietro Tagliavia, Giovanni Alessi, Vincenzo Ferro e Francesco Scimone che attraverso una rete capillare di piccoli pusher erano riusciti a inondare di droga le province di Palermo e Trapani, dove sono scattati altri arresti.
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