PALERMO. Arrestato piu' volte per mafia, D'Ambrogio era tornato in libertà nel giugno 2011 per un ritardo processuale ed è uno dei 23 boss scarcerati "eccellenti" contenuti in un rapporto della Dia, che nei mesi scorsi lanciò l'allarme su un possibile ritorno a una guerra di mafia.
In questi due anni i carabinieri hanno registrato la sua ascesa in Cosa nostra. Lo hanno visto partecipare a summit importanti con i rappresentanti di Porta Nuova, Brancaccio, Villabate, Cruillas, della Noce e di Pagliarelli per riequilibrare il potere in vista del ritorno di storici capimafia come Rosario Sansone, Giuseppe Biondino, ritenuto vicino al boss Antonino Cinà, Massimiliano Ingarao del clan della Noce e Alessandro Costa, libero dallo scorso ottobre.
Parlava con tutti, D'Ambrogio, e la sua influenza si sarebbe estesa fino a Brancaccio, dove da alcuni mesi si sono registrati altri ritorni eccellenti - quello di Pietro Tagliavia e Giuseppe Asciutto - e la scarcerazione, con 800 giorni di sconto di pena, dell'ex medico boss Giuseppe Guttadauro, in carcere dal 2001 con una condanna a 13 anni e 4 mesi, coinvolto tra l'altro nell'inchiesta sulle talpe in procura che porto' alla condanna dell'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro.
Droga, scarcerazioni e fibrillazioni in seno ai mandamenti sono al centro delle indagini sugli ultimi delitti di mafia. Quello di Pino Calascibetta, boss di Santa Maria di Gesu' ucciso il 19 settembre 2011, e quello di Francesco Nangano, freddato platealmente a febbraio in via Messina Marine, dove probabilmente aveva provato a inserirsi nel giro della droga e del pizzo, ma senza l’autorizzazione dei vertici.
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