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Tonno avariato, più di 200 quintali sequestrati in Sicilia

PALERMO.  Il catalogo è questo: ad Acireale sono 140, ad Aci Castello 18, a Cefalù 25, a Messina 30, a Palermo 20. Sono i quintali di tonno sequestrati tra ieri e oggi in Sicilia, una quantità per difetto, visto che l'attività delle forze dell'ordine va avanti senza sosta, soprattutto dopo che cento persone sono finite in ospedale a Palermo, intossicate per il cattivo stato di conservazione della carne. Non tutto il tonno sequestrato, però, è guasto; ma tutto è fuorilegge: l'Unione europea ha stabilito delle quote per la pesca del tonno rosso, assegnate in Sicilia soltanto alle marinerie di Marsala e Mazara del Vallo, nel Trapanese, e in minima parte a Catania. Il tonno venduto a Palermo molto probabilmente è fuori quota, dice Paolo Giambruno, capo dei veterinari dell'Asp 6 di Palermo che ha lanciato l'allarme sul consumo di tonno non tracciabile.

"Quando questi limiti non esistevano - aggiunge - si registravano poche intossicazioni ogni anno. Il pesce veniva catturato e venduto in tempi brevi e i casi si verificavano nelle giornate più calde dell'estate", quando il pesce esposto sui banconi e mal conservato produceva istamina in quantità agevolando la crescita delle larve e provocando la cosiddetta sindrome sgombroide. Ma in questi giorni, nonostante le temperature primaverili, il fenomeno si presenta con inattesa frequenza.

Stamane i carabinieri del Nas sono andati nel noto mercato di Ballarò, nel capoluogo siciliano, dove sono stati sequestrati 12 esemplari di tonno da 150 chili ciascuno e senza alcuna certificazione sanitaria, ma del tutto commestibili. E per dare un supplementare tocco d'illegalità alla vicenda, il pesce era conservato in un frigorifero alimentato con energia sottratta alla rete pubblica. Ancor più fantasiosa la scelta fatta da alcuni pescatori di Cefalù, che hanno "conservato" due tonnellate e mezzo di tonno legandolo ad alcune boe appena al
largo della costa, in attesa di acquirenti.
Intanto, il prezzo al chilo ha escursioni sospette: dai 6 ai 20 euro, e in tempo di crisi la scelta finisce per cadere sul prodotto più conveniente, con la convinzione, del tutto errata ma molto diffusa tra i consumatori, che la cottura "disinfetta" tutto. E a Palermo il tonno fresco, cucinato in agrodolce con la cipolla, o "ammuttunato", cioé farcito con la menta e aglio e cotto al sugo, è un piatto irresistibile. Fino a non molti anni fa il "Thunnus thynnus" si pescava nelle tonnare con metodi tradizionali e cruenti: si chiamava mattanza, termine politicamente scorretto, ma non tanto da turbare la sensibilità del tempo: immagini della mattanza finivano anche sulle copertine dei quaderni di scuola, ad uso di quella generazione che al tonno imputa solo un difetto: la sua vita breve, da maggio a giugno; ma ancora oggi i più ottimisti spingono la durata più in là: nelle annate giuste - si vocifera nei mercati di Palermo - si arriva al Festino di Santa Rosalia, cioé al 14 luglio: nella stessa data ricorre la presa della Bastiglia e - come adesso apprendiamo - la pesca dell'ultimo tonno di stagione.

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