
PALERMO. Al molo di Villa Igiea il «bellacchio», alias Franco Alioto, era di casa. Mattina e pomeriggio al lavoro come marinaio sulla barca «Molla 2» dell'ex sindaco di Palermo, Diego Cammarata. Alla Gesip, dove era stato assunto per chiamata diretta, invece, non lo vedevano quasi mai. Una storia, quella dello skipper dell'ex sindaco, che a settembre del 2009 venne scoperta dalle telecamere di Striscia la notizia, il tg satirico di Antonio Ricci, che ha portato
questa mattina alla condanna a tre anni ciascuno per Cammarata e Alioto, accusati a vario titolo di truffa e abuso d'ufficio. A pronunciare la sentenza è stata la terza sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Vincenzina Massa.
Nel 2009 la giornalista Stefania Petyx scoprì che Cammarata era proprietario di una barca, ormeggiata nel molo del porticciolo dell'Acquasanta a Palermo e che lo skipper e manutentore dell'imbarcazione era Alioto, un operaio della società partecipata del Comune di Palermo, la Gesip, che secondo l'accusa svolgeva questo secondo lavoro durante l'orario di ufficio. L'operaio era stato distaccato a 'Casa naturà, nel parco della Favorita, senza l'onere di passare il badge per le presenze.
Per il pm Laura Vaccaro «Cammarata era l'artefice di tutto ed era ben conscio dell'impiegato fantasma della Gesip». «Non siamo di fronte a un lavoratore virtuoso ma virtuale», disse il
magistrato durante la requisitoria.
La giornalista di Striscia, Stefania Petix, documentò anche che la barca dell'ex sindaco veniva dato a noleggio in nero.
Circostanza raccontata, in aula, da numerosi testi tra cui avvocati e imprenditori a cui il sindaco «prestava» a pagamento il motoscafo.
Per la stessa vicenda l'ex direttore generale della azienda, Giacomo Palazzolo, che aveva scelto l'abbreviato, è stato condannato a due anni per truffa e abuso d'ufficio. «Sono amareggiato - ha commentato l'ex sindaco - È l'amarezza di una persona perbene e consapevole della propria innocenza. Non ho mai commesso i reati di cui sono accusato e ritenevo che la mia completa estraneità fosse stata ampiamente dimostrata durante il dibattimento. Affido ogni ulteriore commento al mio legale al quale ho già dato mandato per ricorrere in appello non appena usciranno le motivazioni della sentenza».
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