PALERMO. Droga e panelle: si muovono tra lo spaccio e il cibo che si vende in strada le indagini sull'uccisione di due giovani nel rione Bonagia di Palermo. Lo sfondo è quello di un agglomerato di case popolari di via del Bassotto, un'area periferica conosciuta come la "Dallas"
palermitana. Qui gestiva una baracca per "quarume" e "stigliole" Antonino Zito, 32 anni, che il 19 dicembre dell'anno scorso è stato trovato morto nelle vicinanze di Bagheria (Palermo). Il giovane era stato prima torturato, poi ucciso con un colpo di pistola alla nuca e infine bruciato. Il suo corpo semicarbonizzato è stato identificato attraverso un tatuaggio alla schiena, l'unica parte risparmiata dal fuoco. Zito aveva precedenti penali per droga, ricettazione e rapina. Per tre volte era stato arrestato, l'ultima volta per l'assalto a un tir, tra il 2008 e il 2010.
Le indagini sul delitto sono partite dai precedenti penali della vittima e dal fatto che il giorno prima della scomparsa la baracca abusiva di Zito era stata incendiata. Le modalità dell'avvertimento facevano pensare a un coinvolgimento della mafia ma dalle indagini è emerso che il giovane era legato soprattutto a un giro della criminalità comune. La sua eliminazione presentava inoltre analogie con l'omicidio di un altro giovane del quartiere, Pietro Liga, ferito nell'estate 2008 con tre colpi di pistola al torace e morto dopo alcuni giorni in ospedale. Anche Liga era stato arrestato e condannato per un tentativo di rapina.
Analogo il contesto criminale e ambientale dei due delitti che ha orientato le indagini verso una delle principali piazze di spaccio dell'area metropolitana palermitana. Gli investigatori non escludono che i delitti siano riconducibili a un regolamenti di conti per il controllo del mercato degli
stupefacenti.
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