PALERMO. «Io senza mio figlio non vivo più. La mia vita è finita. Ti prego Signore, fa’ che mio figlio arrivi da lì dal mare e mi venga di nuovo ad abbracciare». Il padre di Massimiliano Perricone, uno dei due giovani dispersi in mare, non riesce a darsi pace. Passeggia, piange, urla, tutta la sua disperazione per l’immensa tragedia che ha iniziato a vivere alle 12.40, quando ha chiamato la sala operativa della Capitaneria di Porto per segnalare che il figlio, assieme a due inseparabili amici che amavano il mare e trascorrere qualche ora a pesca con la loro barchetta, non erano tornati.
Come sempre, i tre avevano preso la barchetta in vetro resina e dal moletto di Acqua dei Corsari avevano preso il largo per una battuta di pesca con la lenza. «Lo facevano spesso – racconta ad alta voce –. Era un modo per divertirsi e stare un po’ insieme. Adesso il mare me lo ha portato via e io aspetto qui al porto perché dal mare deve tornare. Mio figlio per me era tutto. Era la mia vita. Io non posso vivere senza di lui. La mia vita non mi interessa più. Cosa ci resto a fare in questo mondo senza il mio Massimo?».
Sul Giornale di Sicilia in edicola l'articolo completo.
Caricamento commenti
Commenta la notizia