PALERMO. Erano accusati di aver rapito una ragazzina minorenne e di averla ridotta in schiavità. ma sono stati tutti assolti per "i fatti non sussistono". E' questa la decisione della seconda sezione della corte d'Assise di Palermo nei confronti di sei cittadini kosovari. I capi d'imputazionei nei loro confronti erano gravissimi: il rapimento e la riduzione in schiavitù (ed altri reati minori) di una minorenne di 15 anni. Il tutto era nato da una denuncia della mamma della minore che, tramite il presidio delle Nazioni Unite ed il Consolato italiano di Pristina, raccontava del rapimento della figlia in Kosovo e del suo trasferimento coattivo prima in Calabria e poi a Palermo. Ne è scaturita un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi, successivamente trasferita a Palermo per competenza territoriale. Dopo il dibattimento, durato circa un anno e mezzo l’accusa aveva chiesto pene per 8 e 6 anni di reclusione a carico degli imputati. La difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Brancato, Giuseppe Pinella e Maximilian Molfettini aveva invece argomentato nel senso di un’obiettiva inesistenza di elementi di prova a carico degli imputati, ritenendo non dimostrate le ipotesi di reato contestate. Ieri dunque, la corte di Assise di Appello di Palermo, accogliendo le tesi difensive ha assolto gli imputati con formula ampiamente liberatoria, perché i fatti non sussistono.
"Minore rapita e ridotta in schiavitù": tutti assolti gli imputati
Secondo la seconda sezione della corte d'Assise di Palermo "i fatti non sussistono". Sotto processo, dopo la denuncia della madre, erano sei cittadini kosovari
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