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L'editoriale: l’etica in cronaca e lo spray sui muri

Il direttore responsabile del Giornale di Sicilia affronta il tema della violenza sulle donne e della corretta informazione

Da giorni, nostro malgrado, raccontiamo a cadenza quotidiana e senza soluzione di continuità sconfortanti, drammatiche - e purtroppo in alcuni casi anche tragiche - vicende di stupri di massa, di abusi sessuali in famiglia, di femminicidi. E lo facciamo, nell'esercizio di un elementare diritto di cronaca che trasliamo in un sacrosanto dovere di denuncia, ponendoci ogni giorno la domanda su quello che si può e si deve e quello che non si può e non si deve scrivere sulle pagine di un giornale. Che sono certamente ben altro che non la fetida giungla senza regole, senza filtri, senza decenza dei social network. Ci poniamo ogni giorno la domanda su come affrontare temi così delicati, dando valore e peso a ogni singola scelta, ogni singola parola, ogni singolo titolo, ogni singola foto. Nel rispetto etico, umano e deontologico delle donne - spesso bambine, ragazzine - vittime di atroci violenze. Al contrario di tanti, troppi altri. E nella tutela garantista perfino degli stessi carnefici, sia che agiscano in branco o da soli. Al contrario di tanti, troppi altri. Non c'è stato giorno in cui a ogni servizio e resoconto di cronaca non abbiamo affiancato analisi, riflessioni, interviste, approfondimenti dando la parola a psicologi, psicoterapeuti, sociologi, avvocati, educatori, assistenti sociali e carcerari, docenti, sacerdoti, magistrati, operatori ed esperti di settore, studiosi di devianze, associazioni a difesa delle donne. Il tutto con l'obiettivo di andare oltre il mero racconto dei fatti, tracciando disamine, indicando responsabilità, denunciando lacune, sollecitando reazioni, evidenziando indignazioni, promuovendo iniziative.

La stessa cosa abbiamo fatto anche sul giornale di ieri, dando purtroppo il rilievo dovuto all'ultimo tragico caso di sangue versato sulla belluina incapacità di garantire rispetto e tutela delle scelte e della vita altrui. Mentre in redazione chiudevamo in serata il giornale e decidevamo di dare (ritenevamo giustamente, ma ci siamo dovuti ricredere) ampia evidenza – con tanto di richiamo e foto in prima pagina – all'intervista alla rappresentante dell'associazione «Non una di meno» e alle sue condivisibili parole di denuncia e proposta, contemporaneamente un paio di militanti della stessa associazione – incappucciati, ma abbondantemente ripresi dalle videocamere di sorveglianza – imbrattavano i muri della nostra sede con deliranti e incomprensibili attacchi contro i giornalisti violenti e contro quello che a loro dire non è giornalismo ma pornografia del dolore. Detto che ampia documentazione video è già stata allegata alla inevitabile denuncia presentata alle autorità competenti, vogliamo rassicurare gli autori di questa epica impresa, rivendicata ieri con un altrettanto delirante comunicato inviato «agli organi di stampa con preghiera di pubblicazione» per sputare fiele proprio contro quegli stessi organi di stampa cui si chiede spazio: la vernice spray usata per tracciare quelle farneticanti e vagamente minacciose frasi non vale un solo sbuffo dell'inchiostro che continueremo a usare ogni giorno per raccontare, denunciare e approfondire nel modo più corretto ed esaustivo possibile un tema così drammaticamente attuale e reiterato come la violenza sulle donne. Come potete leggere anche oggi in queste pagine. Con lo stile, la credibilità e il rispetto che dobbiamo ai nostri lettori. E che evidentemente manca a chi ritiene di combattere su ben altri piani di (in)civiltà battaglie che – vogliamo rassicurarli - stanno a cuore a noi perfino più che a loro.

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