«Se potessi dare libero sfogo a quel che dice il mio cuore direi che lo Stato, che ha mandato al macello uno dei suoi migliori figli, si deve vergognare fintantoché non emergerà la verità. Quello che è stato fatto nei confronti di Paolo Borsellino, prima nei famosi 57 giorni successivi alla strage di Capaci e poi con le indagini e i processi su via D’Amelio, può essere comparato soltanto ai grandi misteri e depistaggi che ancora avvolgono le stragi neofasciste». Lo dichiara Angelo Piraino, consigliere della Corte d’appello di Palermo e segretario nazionale di Magistratura indipendente, nipote del giudice ucciso nella strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992.
Piraino ne parla con Costantino Visconti, direttore del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Palermo ed editorialista del Giornale di Sicilia, in una conversazione pubblicata dal Giornale di Sicilia in edicola oggi. L’intervista rientra nell’ambito del viaggio di Visconti sui temi variegati della giustizia italiana.
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