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Farmacie tra crisi, assalti e liberalizzazioni. "Lavoro da incubo"

Per Antonino D'Alessandro, presidente dell’ordine dei farmacisti di Palermo, è inutile chiedere più controlli: viene fatto il possibile con le risorse che lo Stato ha a disposizione

PALERMO. Non dormono sonni tranquilli a causa della crisi e della concorrenza sempre più spietata dovuta, secondo loro, alle liberalizzazioni. Ma l’incubo ricorrente per i farmacisti è stare dietro al banco, con il terrore che da un momento all’altro rapinatori, malintenzionati o balordi possano irrompere nel locale.

Le insegne con la croce verde sono un obiettivo classico della microcriminalità, però negli ultimi mesi a preoccupare la categoria sono la violenza e l’efferatezza con cui i banditi entrano in azione. Si veda l’omicidio di un anno fa a Blufi o i tanti colpi tentati o messi a segno con efferatezza come quello della notte fra sabato e domenica scorsi nella farmacia di via Roma.

«L’intero settore - afferma Antonino D’Alessandro, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Palermo - vive un momento difficile, di poca tranquillità sul luogo di lavoro, ma la situazione delle farmacie aperte di notte è ancora più ardua sia sul versante della sicurezza che su quello economico. Solo un dato per fotografare l’andamento: prima del decreto Monti sulle liberalizzazioni, Palermo aveva il servizio notturno migliore d’Italia con una ventina di farmacie costantemente aperte, oggi sono soltanto sette».
Cosa è successo?
«Alcune farmacie, visto che la legge lo consente, rimangono aperte anche fino a tarda sera ed hanno sottratto clienti alle notturne che proprio in quella fascia oraria avevano il maggior numero di richieste. E mi risulta che sia in atto addirittura un paradosso: ci sono notturne che a volte non si fanno nemmeno pagare la quota addizionale. È un modo sbagliato di reagire alla concorrenza e che fa male al sistema per diversi motivi: chi tiene una farmacia operativa di notte deve pagare un dipendente quasi il doppio dell’ordinario e diventa difficile recuperare le spese. In più non bisogna viziare l’utenza: un conto è correre di notte in farmacia per un’emergenza, un altro è andarci a quelle ore perché fa comodo così».

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