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Il padre in cella per mafia, lui militare è nella lista di Miceli

Biagio Piraino intercettato dagli inquirenti

È un militare stimato e ora il suo nome appare nella lista per il consiglio della VI circoscrizione che sostiene il candidato del centrosinistra Franco Miceli. Nulla di strano. Se non fosse che Nicola Piraino, 44 anni, ha una parentela che pesa come un macigno: il padre Biagio, meccanico incensurato, è in carcere dal 2020 per favoreggiamento alla mafia di Cruillas. Una circostanza che gli ha provocato senza dubbio dei disagi, ma che lui liquida serenamente: «Sono andato via da Palermo molto giovane - racconta - e per 24 anni ho visto mio padre solo una o due volte al mese. Non avevamo grandi rapporti, ma quello che è poi successo non l’avrei mai immaginato. Ognuno fa le sue scelte, le nostre sono state decisamente diverse». Nicola è rientrato a Palermo solo dopo che la suocera ha avuto un grosso problema di salute. «Vedevo mi padre ogni tanto la domenica - ricorda - fino a quando non è scattato il blitz. Certo, mi hanno fatto domande anche al lavoro ma poi non c’è stata alcuna conseguenza. Io non c’entro nulla. Prima di candidarmi ho chiesto il parere degli avvocati e mi è stato risposto che potevo tranquillamente essere inserito in lista. E così ho fatto».

Estorsioni, scommesse abusive sulle piattaforme on line ma anche le transazioni immobiliari. Erano le principali fonti di guadagno del mandamento della Noce a Palermo, decapitato nel blitz della polizia. Nell'operazione era stata bloccata l'ascesa del nuovo padrino, Salvatore Alfano, ma erano stati portati in carcere anche vecchi personaggi che da anni gestivano gli interessi di cosa nostra tra i quartieri Noce e Cruillas. Tra questi, seppur senza alcun precedente penale, ci sarebbe stato Biagio Piraino, meccanico, considerato invece dagli inquirenti l’alter ego boss Giovanni Nicoletti (deceduto a febbraio). Piraino avrebbe filtrato gli appuntamenti per il capo e gestito la rete relazionale della famiglia mafiosa in modo da garantire la riservatezza delle comunicazioni. Ma non solo: avrebbe curato il settore della mediazione nelle transazioni immobiliari». Accuse che lo tengono in cercare, nonostante l’età, da due anni: «È ancora in attesa di un processo - dice il figlio - Non c’è finora stata neppure una sentenza di Primo grado».

La polemica

«Nella lista Progetto Palermo della sesta circoscrizione è candidato il caporal maggiore capo Nicola Piraino, militare dalla carriera limpida costellata da encomi, che ha rinnegato suo padre, scelta per la quale ci vuole anche un certo coraggio e che merita la stima di tutti noi, come altri hanno dovuto fare nella storia della nostra Sicilia», ha ribadito il candidato sindaco del centrosinistra, Franco Miceli, replicando agli attacchi del coordinatore di Fi Antonio Tajani e del candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla, che pur senza fare esplicitamente il nome di Piraino farebbero riferimento a lui quando parlano «del figlio di un boss candidato nelle liste del Pd». “Il nostro è un comportamento ben diverso da chi apre le porte ai condannati come Dell’Utri e Cuffaro, o da chi mercanteggia voti con i boss di Cosa Nostra - aggiunge Miceli - La candidatura di chi, in Forza Italia e in appoggio di Lagalla, oggi cerca i voti di Cosa nostra mettendosi a disposizione dei boss è cosa ben diversa. La verità è che la destra pur di tentare di raccattare voti non guarda in faccia nessuno e che della lotta alla mafia non gli importa assolutamente nulla. È indegno tentare di mettere le due cose sullo stesso piano. Comportamento proprio di chi, con la coscienza sporca e disperato per il crollo di consenso, cerca di confondere gli elettori, che fessi non sono».

«Miceli conferma ancora una volta la doppia morale che offusca la loro visione della realtà. La redenzione, il perdono, l’espiazione dei peccati, valgono solo per gli amici e non per gli avversari politici. Due pesi e due misure». Così su Twitter il candidato sindaco di Palermo del centrodestra Roberto Lagalla, replicando a Franco Miceli.

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