«La mafia si combatte con i fatti, creando sviluppo. La mafia esiste, eccome. Ma non si può condannare un’intera comunità soltanto per vincere le elezioni». L'ha detto la senatrice di Forza Italia, Licia Ronzulli, che a Palermo è intervenuta alla convention di Forza Italia alla quale ha preso parte il candidato a sindaco del centrodestra Roberto Lagalla. Richiamando alla lontana le polemiche sulla candidatura di Lagalla, sostenuto anche da Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro, la senatrice ha spiegato che «durante i governi Berlusconi sono stati assestati duri colpi alla mafia», ricordando, tra l’altro lo stop alla gratuita assistenza legale per i boss.
La pensa allo stesso modo Gabriella Giammanco. «La buona amministrazione - ha dichiarato alla convention la vicepresidente di Fi in Senato e portavoce azzurra in Sicilia - è la migliore risposta che Roberto Lagalla potrà dare alle polemiche pretestuose e inutili di questi giorni. Noi sappiamo da che parte stiamo e non accettiamo lezione di morale da nessuno».
«Mi sembra di rivedere un film già visto - ha aggiunto -, la Sinistra non si vuole misurare sulle idee, sui programmi, non vuole entrare nel merito delle questioni e agita sempre la questione morale come arma di distrazione di massa. I moralisti della Sinistra sono un disco rotto. Noi risponderemo coi fatti alla loro sterile retorica». Anche Giammanco ha sottolineato che «le leggi dei governi Berlusconi per abbattere il cancro della mafia -parlano chiaro, sono state le più severe che la storia della seconda Repubblica ricordi. Abbiamo reso stabile il regime del 41 bis per i mafiosi e i risultati delle nostre politiche di quegli anni, in termini di arresti di pericolosi latitanti e di diminuzione della criminalità organizzata, confermano il nostro impegno».
Ma il Pd continua a chiedere un rifiuto netto della mafia alle forze del centrodestra. «Penso che tira un’aria strana - ha detto il segretario regionale Anthony Barbagallo, riunito con la coalizione nello stesso hotel in cui c’era la convention di Forza Italia - e che ancora non abbiamo sentito da parte del candidato a sindaco del centrodestra a Palermo un rifiuto netto sui voti che vengono dalla mafia, da certi ambienti e da certe commistioni. Ci piacerebbe sentire che questi voti non li vogliono. Ma siamo ormai a qualche giorno dal voto e continuano ad esserci troppe incertezze e troppi tentennamenti. C'è qualcuno che vuole riportare le lancette dell’orologio a Palermo a quaranta anni fa». Il leader del Pd in Sicilia ha detto di avvertire «un calo di tensione vera sulla legalità e nella lotta alla mafia» nell’isola. «La presenza del segretario nazionale - ha aggiunto con riferimento alla visita di Enrico Letta in programma lunedì a Messina, altro capoluogo al voto il 12 giugno - «Lo serve anche a questo: a dire che certi temi per noi non possono essere derogabili e non ci può essere un calo di tensione. La lotta alla mafia era, è e resta la prima priorità in Sicilia per il Partito democratico».
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