PALERMO. La salma del boss Totò Riina, morto venerdì scorso, è stata tumulata nel cimitero di Corleone. Dopo lo sbarco al porto di Palermo questa mattina a bordo di una nave della Tirrenia, il carro funebre è poi arrivato nel suo paese natio.
Il feretro con la salma del "capo dei capi" è stato portato su un carrello verso la piccola cappella non distante dalla tomba di famiglia in cui poi è stato tumulato. Fra Giuseppe Gentile, parroco della chiesa di Maria Santissima delle Grazie di Corleone ha benedetto la salma.
Ad accompagnare il feretro alcuni parenti, la moglie del boss, Ninetta Bagarella, vestita a lutto, e tre dei quattro figli: Lucia, Concetta e Salvuccio. Giovanni, il primogenito, è detenuto. Dopo la tumulazione hanno lasciato il cimitero circondati dal polizia e carabinieri e si sono allontanati velocemente su una Fiat Punto senza dire una parola ai giornalisti presenti.
Il cimitero era off limits dalle 5 di ieri pomeriggio. Presidiato da un piccolo esercito di carabinieri e polizia e da un manipolo di vigili urbani che impedisce alle auto di sostare davanti all'ingresso.
Il carro funebre ieri aveva lasciato l'ospedale di Parma intorno alle 9, scortato da un'auto della polizia. Poi ha continuato il viaggio per la Sicilia via mare, nel più stretto riserbo.
"Riina-Rizzo", si legge sulla lapide. A pochi metri c'è quella di Bernardo Provenzano, boss che con lui scalò i vertici di Cosa nostra e fece di Corleone la capitale della mafia. Luciano Liggio, il suo "maestro", è sepolto qualche metro più in là, e sempre a breve distanza riposa Placido Rizzotto, sindacalista che la ferocia dei boss corleonesi l'ha pagata con la vita. Bene e male insieme nello stesso luogo. Dal cimitero alla piazza del paese divenuto nel mondo sinonimo di mafia, si arriva in pochi minuti.
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