PALERMO. Un finto posto di posto di polizia, con pettorine e lampeggianti per fermare il fuoristrada guidato da Tocco, per poi sequestrarlo, "interrogarlo" e infine strangolarlo. Antonino Pipitone e Salvatore Gregoli pensarono a questo piano per non correre troppi rischi, con l'ausilio di Ferdinando Gallina, Salvatore Gregoli, Damiano Mazzola e infine Salvatore e Sandro Lo Piccolo, che avevano il compito di fare da "staffetta".
Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, fu questo il modo con cui sequestrarono Giampiero Tocco, che era a bordo del fuoristrada con la figlia di sei anni, che fu risparmiata. Tocco fu poi fu portato in una casa di Torretta dove Giovan Battista e Vincenzo Pipitone, insieme ai Lo Piccolo, "interrogarono" e uccisero la vittima, strangolandola.
Ferdinando Gallina e Gaspare Pulizzi furono quelli che, nei giorni precedenti il sequestro, studiarono le abitudini di Tocco, i suoi movimenti, il percorso dei suoi spostamenti, partecipando poi alla staffetta con i finti poliziotti. Gallina e Pulizzi caricarono il cadavere all'interno di un'auto e lo trasportarono in contrada Dominici, sempre a Torretta, dove venne sciolto nell'acido.
Pipitone confermavano che il movente del delitto è da ricollegare alla scomparsa del figlio di Procopio Di Maggio, con una reazione decisa di Lo Piccolo, che con ogni probabilità una sorta di attacco al loro dominio.
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