PALERMO. E' ripreso questa mattina il confronto tra azienda e sindacati, nella sede degli industriali a Roma, sulla crisi del gruppo Almaviva. L'obiettivo è negoziare un nuovo accordo sulla solidarietà fino a novembre e 'stoppare' così i 2.988 licenziamenti annunciati a Palermo, Roma e Napoli, come auspicato la scorsa settimana dal governo al ministero dello Sviluppo economico.
Secondo quanto riferisce la Fistel Cisl, però, almeno per il momento, le posizioni tra azienda e sindacati restano distanti: Almaviva ha ipotizzato il ricorso ai contratti di solidarietà di tipo difensivo per sei mesi, a partire dal 1 giugno, per tutte le sedi del gruppo ma con percentuali diversificate da sito a sito.
La discussione si sarebbe arenata sulle modalità di anticipazione della quota di solidarietà a carico dell'azienda e sulle percentuali di solidarietà individuate per le sedi Palermo, Roma e Napoli, che secondo i sindacati, rischierebbero di far perdere il bonus da 80 euro in busta paga ai dipendenti con contratti part-time.
Per oggi i Cobas hanno proclamato una giornata di sciopero su scala nazionale, in tutte le sedi del gruppo; nel pomeriggio, invece, a Palermo Slc Cgil, Uicolm e Fistel Cisl hanno organizzato un sit-in davanti ai locali dell'assessorato regionale alle Attività produttive, in via degli Emiri. L'azienda ha convocato i sindacati anche domani.
"La proposta avanzata da Almaviva non rispecchia le indicazioni del governo. Non siamo disponibili ad accordi che ledono di fatto il livello reddituale dei lavoratori". Lo dice il segretario provinciale della Slc Cgil di Palermo, Maurizio Rosso, che sta partecipando alle trattative tra l'azienda e i sindacati nella sede degli industriali a Roma sulla crisi del gruppo Almaviva.
"Al momento non ci sono i presupposti per firmare alcuna intesa - prosegue il sindacalista - Nel caso in cui il quadro dovesse mutare e l'azienda fosse disposta a rivedere le proprie posizioni e si riuscisse, quindi, ad arrivare a una mediazione, sottoporremo la proposta ai lavoratori con lo strumento del referendum, perché quanto illustrato oggi da Almaviva non sono semplici misure di flessibilità ma è un vero e proprio piano di ristrutturazione aziendale. Per questa ragione è fondamentale che siano i lavoratori a decidere".
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