PALERMO. Arrestati gli uomini sono anche le mogli a prendere le redini dello spaccio. Un'attività che rende 2 mila euro al giorno anche grazie al sistema della fidelizzazione un po' come avviene nei supermercati "più compri meno paghi".
All'alba, i carabinieri della Compagnia di Palermo San Lorenzo supportati da 200 uomini dell’Arma Territoriale, del XII Battaglione Sicilia e da unità cinofile antidroga, hanno eseguto 23 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti” e “produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti”, emesse dal Gip del Tribunale di Palermo, Daniela Cardamone, su richiesta della locale Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, Procuratore Aggiunto Teresa Principato e Sostituto Procuratore Siro De Flammineis.
L’attività investigativa è la naturale prosecuzione dell’operazione “Horus”, culminata nel gennaio 2014 con l’arresto di 33 persone. L’indagine ha documentato come il gruppo criminale, operante nel quartiere della “Zisa”, fosse stato capace di sopravvivere e rinnovarsi nonostante i duri colpi inferti dalle forze di polizia.
LE INDAGINI. Lo spaccio, organizzato dalla banda sgominata a Palermo dai carabinieri nell'operazione antidorga Horus 2, avveniva nel quadrilatero via Cipressi, via Stefano de Perche, via Gualtiero Offamilio, via Ammiraglio Antiocheno, strade nel quartiere Zisa a Palermo. Qui i pusher si distribuivano nelle due piazze quella per le droghe leggere e quelle pesanti. L'associazione che si occupava allo spaccio di hashish e marijuana aveva a capo Luca Giardina e Umberto Machì, quella operante nel settore della cocaina e dell'eroina era capeggiata da Antonino Stassi e Claudio Missaghi. La conduzione dello spaccio era di tipo familiare e ai vertici c'erano i componenti dei nuclei Catalano, Missaghi e Cardinale, tutti tra loro imparentati. Le mogli avevano un ruolo centrale dopo i 33 arresti della precedente operazione del 2014 con la quale erano finiti in carcere i mariti. La base dello spaccio, secondo le indagini dei carabinieri era un minimarket che si trova all'incrocio di vicolo Alcadino da Siracusa.
Nelle immagini riprese dalle telecamere piazzate dai militari si notava un'attività frenetica. La droga arrivava dall'alto. Dai panieri calati dal balcone con le dosi da vendere. C'era un vero e proprio turno di lavoro: il pusher ultimata la propria giornata lavorativa si presentava in casa di uno degli arrestati che si trovava ai domiciliari che teneva le file dello spaccio e consegnava i soldi. Alcune telecamere piazzate dai militari erano state individuate dall'organizzazione e oscurate con lo spray.
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