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Maltempo in Sicilia, il medico scomparso vicino Corleone: trovati altri suoi indumenti dai soccoritori

Continuano le ricerche del medico scomparso

Sono trovati nelle gole del Drago nel corleonese un paio di jeans e una cinta probabilmente appartenenti a Giuseppe Liotta, 40 anni, il medico palermitano scomparso mentre in auto stava andando in servizio in ospedale a Corleone.

A scoprirli sono stati gli uomini del soccorso alpino. In mattinata era stato recuperato un giubbotto in contrada Scalilli, dove c'è un deposito di munizioni dell’Esercito. Le ricerche stanno continuando. Il punto sulla situazione è stato fatto in un incontro in prefettura. La ricerca è resa difficoltosa dal terreno argilloso che circonda le rocche carbonatiche di Rao. Le operazioni erano riprese stamattina ed hanno interessato principalmente le forre delle “Gole del drago”.

Ieri sera i carabinieri, come detto, aveveno trovato il giubbotto del medico in località Scalilli a pochi chilometri da Corleone. Probabilmente ha tentato di raggiungere a piedi il paese.

La sua ultima telefonata ha avuto come destinataria la moglie Floriana, pediatra oncoematologa, con cui ha due figli piccoli. Era allarmato, ha detto di essere confuso e di non capire dove si trovasse. Ha chiesto alla moglie di geolocalizzarlo attraverso il telefonino per i soccorsi, ma dopo quella disperata conversazione nessuna sua notizia. L'auto, la Tiguan di colore bianco è stata ritrovata chiusa a chiave in contrada Raviotta.

«Un pediatra eccellente sia dal punto di vista professionale che umano. Lo stimano tutti per la gentile, cortesia e la professionalità e l’impegno. Giuseppe fino a febbraio con incarichi temporanei per dieci anni ha lavorato all’ospedale dei Bambini, poi da febbraio ha deciso per la stabilizzazione all’ospedale di Corleone». Lo dice Domenico Cipolla primario delle unità di neonatologia dell’Asp di Palermo.

«La collega che era di guardia sarebbe rimasta anche la notte - aggiunge il primario - La collega glielo aveva detto: non è il caso di andare al lavoro. Alle 18 quando è partito da Palermo non c'era la pioggia. La bomba d’acqua è caduta alle 19,30. A metà strada ha fatto una seconda telefonata. E la collega ha ribadito che c'era brutto tempo. Giuseppe è rimasto bloccato insieme ad altre auto. Se non fosse andato al lavoro son sarebbe successo nulla. Non ci sono sanzioni disciplinari. E’ un normale rapporto tra colleghi l’importante che ci sia continuità territoriale. Il suo senso del dovere lo ha portato da sfidare le intemperie. Secondo una prima ricostruzione è uscito dalla strada statale avrebbe preso una strada secondaria dove c'era un fiume. Forse preso dal panico è uscito dall’auto e  una massa di fango lo avrebbe travolto».

«Giuseppe - continua - è un pediatra fantastico. Ha una moglie anche lei pediatra e due bimbi. Siamo tutti costernati da quanto è successo io sono qui a Corleone. Faccio la spola dal luogo delle ricerche e l’ospedale per sostenere i ragazzi che lavorano con lui che sono distrutti da quanto avvenuto. Al momento sono venti i medici che da Palermo vengono tutti i giorni al lavoro all’ospedale di Corleone. Ho potuto constatare di persona la difficoltà dei collegamenti. Ho scritto una mail al commissario dell’Asp Antonio Candela, so che lui ha segnalato la grave situazione viaria a chi di competenza».

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