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Truffa sui fondi Ue, sequestro da 5 milioni per 3 imprenditori e un agronomo a Valledolmo

Avrebbero ottenuto il finanziamento europeo per l’ammodernamento delle aziende agricole, che prevedeva un contributo del 50 per cento sulle spese totali. Tre imprenditori di Valledolmo hanno messo su una frode, attraverso una montagna di fatture false presentate alla Regione, per 4 milioni e mezzo. I tre avrebbero anche incassato un milione e seicento mila euro di sovvenzioni pubbliche. I finanzieri di Palermo hanno così scoperto la truffa all’Ue, allo Stato e alla Regione nel settore dell’agricoltura. Sequestrati beni per oltre 5 milioni di euro.

I militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, hanno sequestrato immobili, aziende e disponibilità finanziarie del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro a tre imprenditori agricoli di Valledolmo: Rosario, Giuseppe e Vincenzo Randazzo e  un agronomo di Lascari Nico Cirrito. Sono tutti accusati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, frode fiscale, riciclaggio e malversazione ai danni dello Stato.

“Grazie alla sovrafatturazione dei fornitori degli imprenditori e a restituzioni di denaro i tre sono riusciti a non pagare il 50% delle spese che dovevano essere da loro sostenute – spiega il tenente colonnello Daniele Tino – Abbiamo sequestrato le disponibilità bancarie per un totale di 129 mila euro, novemila euro in contanti, quindici immobili, terreni per un’estensione di cento ettari, i quattro capannoni delle aziende agricole al cui interno c’era un caseificio, diverse macchine ed attrezzi agricoli, duecento bovini . Queste aziende sono state affidate ad un amministratore giudiziario. Attualmente gli imprenditori sono indagati a piede libero”.

L’attività investigativa delle fiamme gialle palermitane si è concentrata sull’analisi di due domande di finanziamento pubblico, nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) Sicilia 2007/2013, presentate da Rosario Randazzo, a cui è subentrato il figlio Vincenzo, e da Giuseppe Randazzo. Le due domande servivano a chiedere fondi per l’ammodernamento delle rispettive aziende agricole a Sclafani Bagni e Valledolmo.
Il progetto prevedeva che gli imprenditori sostenessero nella misura del 50% gli oneri di spesa ammessi al finanziamento. Dalle le indagini è emerso che con un meccanismo di false fatturazioni e di riciclaggio, gli investimenti sono stati realizzati senza che gli interessati spendessero un euro dei loro soldi, danneggiando l’Unione Europea, lo Stato e la Regione Siciliana.

Più in particolare, i finanzieri hanno accertato che i titolari delle ditte beneficiarie dei contributi pubblici, con la collaborazione di persone compiacenti, tra cui l’agronomo Cirrito e alcuni imprenditori locali, hanno rendicontato oneri di spesa fittizi, attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un ammontare complessivo di circa 4,5 milioni di euro. Queste fatture sono state presentate alla Regione per ottenere sovvenzioni pubbliche per oltre 1,6 milioni di euro. Questo denaro è stato utilizzato per abbattere il reddito d’impresa.
Le fiamme gialle hanno riscontrato la malversazione di contributi pubblici per oltre 130 mila euro, tenuto conto che, dopo l’accredito dell’ultima quota dell’agevolazione concessa a Vincenzo Randazzo, che ha trasferito la somma al fratello Giuseppe, contravvenendo all’obbligo della normativa di cui al PSR Sicilia 2007/2013 di destinare i contributi alla realizzazione del programma di investimento oggetto di pubblica contribuzione.

I militari hanno, infine, individuato operazioni di riciclaggio per circa 700 mila euro mediante articolate transazioni finanziarie che sarebbero servite per fare rientrare nella disponibilità di Vincenzo Randazzo le somme da lui trasferite a fornitori compiacenti per il pagamento di fatture per operazioni inesistenti.

Durante le perquisizioni svolte contestualmente all’esecuzione dei sequestri è stata rinvenuta documentazione ora al vaglio del nucleo di polizia economico – finanziaria di Palermo.

 

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