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Furti di auto con estorsione a Palermo: 4 arresti, anche un boss in manette

PALERMO. Operazione anti-estorsioni della polizia, coordinata dalla Dda della Procura della Repubblica, a Palermo, dove gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare.

Il blitz costituisce il prosieguo dell'indagine sfociata nel dicembre scorso con l'arresto di 25 persone accusate, a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni perpetrate attraverso il furto di veicoli secondo il cosiddetto sistema del "cavallo di ritorno", nonché di rapina, furto e ricettazione di veicoli.

Tra gli arrestati Vincenzo Cancemi, esponente di spicco della famiglia mafiosa Pagliarelli, imputato per il reato di estorsione. L’uomo avrebbe tentato di intascare il pizzo dai membri dell'associazione criminale.

Per altre tre persone il Gip ha disposto l’aggravamento del regime cautelare, prevedendo l’applicazione della custodia in carcere, per aver violato più volte le prescrizioni degli arresti domiciliari disposti lo scorso dicembre.

Sono stati portati in carcere Ciro Lucà, per aver dato informazioni a Cancemi relative all’operazione di polizia conclusa a dicembre e per averlo informato del suo possibile coinvolgimento. Pietro Di Mariano e Gioacchino Lo Buono sono accusati di aver pianificato versioni concordate e per reiterate condotte criminali.

Secondo le indagini, la presunta organizzazione prevedeva una rigida suddivisione in ruoli, in modo che ad ogni partecipante spettassero precise competenze. Ad alcuni soggetti era assegnato il compito di rubare i veicoli, altri complici fornivano luoghi sicuri dove custodire i mezzi fintanto che si concludesse la "trattativa" con le vittime e, infine, gli intermediari avevano il compito di contattarle. È stato accertato come si fosse in grado, nel corso di un mese, di rubare circa 100 veicoli con un guadagno di 200 mila euro.

I mezzi sottratti erano prevalentemente veicoli commerciali. Nel corso dell'indagine sono emerse presunte pressioni estorsive, esercitate nei confronti dell'organizzazione da parte di Cosa Nostra, che aveva mostrato interesse nel controllo dell'attività criminale nel territorio di propria competenza.

Ma chi è Vincenzo Cancemi? E’ una figura di alto spessore all’interno di Cosa Nostra a Palermo, già stato condannato per associazione di stampo mafioso e per turbata libertà dell’industria in concorso. E’ stato anche denunciato, nell’operazione della polizia di stato denominata “Gotha”, per riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Sono stati condannati con l’imputazione di associazione per delinquere di tipo mafioso anche il fratello Carmelo ed il nipote Giovanni, in quanto ritenuti tra i soggetti più vicini al noto boss Antonino Rotolo.

Vincenzo Cancemi è anche cugino di primo grado di Salvatore, già reggente della famiglia mafiosa “Porta Nuova”, che è poi diventato collaboratore di giustizia nel 1993. La decisone è di collaborare con lo Stato è maturata, dopo che appreso il capo del mandamento “Noce” da Raffaele Ganci, che stava per essere ucciso perché era contrario ai dictat nei di Bernardo Provenzano. Intanto nel 2011 suo genero Giuseppe Perrone è stato arrestato con l’accusa di aver diretto la famiglia mafiosa “Pagliarelli”.

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