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Minacce e calunnia, obbligo di dimora per il patron della Ksm

PALERMO. Non ha sortito gli effetti sperati il colpo a sorpresa della procura di Palermo davanti al tribunale del Riesame che doveva decidere su Rosario Basile, il patron della Ksm.

Il pubblico ministero Siro De Flammineis ha contestato all'avvocato di aver costruito prove false per difendersi dalle accuse di minacce e calunnia nei confronti della donna da cui ha avuto un figlio. Al Tribunale del Riesame è però caduta l'accusa di istigazione alla corruzione e rimane la misura dell'obbligo di dimora a Milano, mentre la Procura chiedeva i domiciliari. 

Il nuovo atto d'accusa riguardava alcuni tabulati telefonici prodotti dalla difesa, quelli che proverebbero gli stretti contatti fra l'ormai ex amante di Basile e un dipendente della Ksm. L'imprenditore ipotizza, neanche troppo velatamente, che sia lui il vero padre del bambino. 

Ma la difesa di Basile - gli avvocati Nino Caleca, Antonio Ingroia, Roberto Mangano e Francesca Russo - convinta del contrario, all'udienza del tribunale del riesame, ha portato una controrelazione ribadendo la veridicità di quel tabulato telefonico.

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