L'incidente, la sedia a rotelle e la passione per il mare: "Così sono diventato istruttore di vela"
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Una disciplina sportiva in cui disabili e normodotati possono competere insieme: è questo il bello della vela classe Hansa, di cui Palermo ospita in questi giorni i campionati mondiali, organizzati dalla Lega Nevale, e con centinaia di atleti arrivati da tutto il pianeta. A parlarci di questo sport e di come Palermo da città non accessibile sia diventata la sede dei mondiali Hansa 2021 è Carmelo Forastieri, presidente nazionale Classe Hansa 303: ex poliziotto, appassionato di vela, costretto alla sedia a rotelle dopo un incidente stradale. «Essendo un siciliano sono sempre stato molto appassionato di mare – racconta – nel 1996, con un corso di vela d'altura, ho preso la patente nautica e sin da subito è stata una cosa che mi è piaciuta tanto. Purtroppo dopo appena due anni, nel '98, ho avuto un incidente stradale che mi ha portato alla sedia a rotelle». In quegli anni Palermo era una città piena di barriere architettoniche, spostarsi da soli in carrozzina era tutt'altro che facile. Carmelo ricorda ancora quando, tornato subito dopo l'incidente a frequentare l'università, il professore suggerì ai colleghi di corso di dargli una mano per salire le scale e prendere posto in aula. «In quegli anni non c'era nemmeno la possibilità di andare in una spiaggia adattata – spiega – figuriamoci era possibile andare in barca a vela. Il mare mi era negato». Fortunatamente le cose sono poi cambiate. E grazie al CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e alla Lega Navale Italiana di Palermo nel 2006 è stata commissionata la prima imbarcazione a vela per disabili palermitana – spiega Carmelo Forastieri - si chiamava Azzurra 600 e veniva interamente progettata e costruita a Palermo». Grazie ad Azzurra 600, dopo ben 8 anni, Carmelo è tornato in contatto con il mondo della vela. «Inizialmente come atleta, poi, successivamente mi sono appassionato a tal punto che sono diventato uno degli istruttori – racconta -. Abbiamo cominciato ad organizzare qui a Palermo i primi campionati dove venivano invitati soci diversamente abili provenienti da tutta Italia». Undici anni dopo, nel 2017, la scelta della Lega Navale palermitana di passare alla classe Hansa, una tecnologia di imbarcazione che iniziava a diffondersi in tutto il territorio italiano. «Le Hansa 303 sono delle imbarcazioni particolarmente accessibili e stabili – spiega Forastieri – possono essere condotte sia da un equipaggio singolo che doppio. La conduzione in singolo è permessa sia agli equipaggi cosiddetti normodotati che agli equipaggi paralimpici». Questa la peculiarità del mondiale Hansa: mette tutti nelle stesse condizioni, disabili e non. Sottolinea Carmelo: «Una persona disabile che ha un buon uso degli arti superiori potrà condurre l'imbarcazione da solo e potrà raggiungere buoni risultati. Infatti, nella classifica assoluta della classe Hansa, la prima, sia in Italia che a livello internazionale, è una persona disabile. L'imbarcazione Hansa mette tutti in condizione di essere uguali» . Oggi gli equipaggi ad imbarcazione con tecnologia Hansa sono sempre più diffusi. «Nel mondo ce ne sono più di 3000 e solo in Italia ne abbiamo 100 – spiega, e prova a dedurre la motivazione di questa diffusione: - l'Hansa è un'imbarcazione molto facile da trasportare ed è anche meno costosa rispetto alle imbarcazioni paralimpiche del passato». Ma nonostante ciò, dal 2016, la vela non è più una disciplina paralimpionica. E dopo l'esclusione a Tokyo 2020, è arrivata anche quella ai giochi di Parigi 2024. «Con questo mondiale vogliamo riportare la vela alle Paralimpiadi – spiega Forastieri - la risposta dei vari Paesi è stata molto positiva, la vela paralimpica è ancora di grande interesse. Abbiamo ben 181 persone iscritte e saranno più di 114 le imbarcazioni in acqua, questa è la nostra risposta al Comitato Olimpico Internazionale». Prima di salutarci, Carmelo ci svela - da atleta e istruttore – quali sono i segreti di questo sport: «La vela, contrariamente agli altri sport - spiega-, oltre a essere uno sport molto fisico, è anche strategia e tattica. L'atleta dovrà concentrarsi per scegliere qual è il bordo migliore, ovvero la parte di mare dove c'è più vento, dove c'è meno onda e meno corrente». Chi conosce il territorio è favorito, gli altri atleti dovranno invece interpretare e capire come gestire il vento. L'esperienza fa tantissimo. «Gli equipaggi particolarmente bravi hanno parecchie ore di navigazione – conclude - per diventare un bravo regatante si deve uscire almeno 4 ore al giorno».