Tra il 2020 e il 2023 il numero di microplastiche nel Mediterraneo è aumentato dell'80%. Di questo passo nei prossimi 100 anni saranno mille volte in più rispetto ad oggi. Il dato è emerso dai campionamenti delle acque raccolte da Sergio Davì durante l'ultima traversata in gommone da Palermo a Los Angeles. I campioni sono stati analizzati dall’Aten center dell’Università di Palermo, per il rilevamento di microplastiche, e dall'istituto Zooprofilattico, per la verifica della presenza di metalli pesanti. «Sono state monitorate 10 mila miglia nautiche di due oceani diversi che bagnano tre continenti, quasi un terzo del globo terrestre in termini di longitudine – spiega Mariano Licciardi, responsabile Aten center -. Abbiamo contato una per una le microplastiche presenti nei campioni di acqua prelevati da Davì senza escludere le particelle più piccole, anche quelle invisibili all'occhio. I nostri mari sono inquinanti. Vi sono i cosiddetti “punti caldi” ovvero quei mari dove il numero delle microplastiche ha superato il 75 per cento rispetto al valore medio. Tra questi c'è il Mediterraneo, dove il numero di microplastiche è aumentato dell'80% tra il 2020 e il 2023». L'ultima spedizione in mare di Sergio Davì è durata sei mesi. «Ho reso a servizio della scienza la mia passione – dice Davì -. Abbiamo raccolto delle provette di acqua in tutto il percorso per poi analizzarle, insieme all'istituto zooprofilattico e all'Aten center di Unipa. I nostri mari vanno monitorati costantemente». Nel video Sergio Davì, comandante della spedizione - Gennara Cavallaro, direttore Aten center - Mariano Licciardi, responsabile Aten center.