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Al Massimo 50 artisti su palco per i giovani uccisi dal crack, Lorefice: «La vita va celebrata»

Si sentono strane vibrazioni nell’aria come se qualcuno, forse è Giulio, volesse far sentire la sua presenza e abbracciare la sua famiglia e gli amici che continuano ad amarlo. Una maratona sul palcoscenico del teatro Massimo di Palermo ha dato vita ad una serata di forte emozioni. Più di 50 artisti si sono alternati e hanno dato il loro contributo alla serata dedicata a Giulio, a Diego e a tutti i ragazzi che spesso perdono di vista la bellezza e il valore della vita.

Fragili, dall’animo particolarmente sensibile, si rifugiano in ciò che sembra loro farli star bene, almeno inizialmente, ma che lentamente poi li porta in un mondo di solitudine, frustrazione e morte. E Francesco Zavatteri non ci sta. Alza la voce e vuole farsi ascoltare. Dai giovani come era il suo Giulio che il crack si è portato via a soli 19 anni, dai genitori che devono parlare con i loro figli, dalle istituzioni che non devono lasciare soli i ragazzi e le loro famiglie.

Tante le emozioni di tutti ieri sera, di chi ha voluto donare la propria arte come un atto d’amore, di Francesco che ha ricordato quanto grande fosse l’ingegno e il cuore del suo Giulio e quante cose avrebbe potuto e dovuto fare. Presenti alla serata anche il sovrintendente del Teatro Massimo Marco Betta e il sindaco Roberto Lagalla che hanno dato una mano nell’organizzazione. «Ritengo che il sindaco, così come tutta l’amministrazione comunale - ha detto Lagalla -, abbia il dovere di guardare alla platea sociale della nostra società, ad una gioventù che è sotto la drammatica minaccia della droga e in questo momento del crack che ha fatto vittime innocenti».

In prima fila c’era anche l’arcivescovo Corrado Lorefice. «Dobbiamo abitare questa città – ha commentato monsignor Lorefice - prendendo su di noi le responsabilità che abbiamo di accompagnare le nuove generazioni perché non siano preda di chi vuole strumentalizzarli. Qui c’è Giulio a dire insieme a noi un no chiaro al crack e a celebrare la vita». Per il sovrintendente Betta «il teatro non è solo un luogo di produzione artistica ma luogo anche di grande riflessione sulle tematiche del nostro tempo, centro del progresso civile di una società». Il più emozionato di tutti è il papà Francesco. «Non possiamo essere indifferenti a tutto ciò, dobbiamo tutti cercare di dare il nostro contributo perché quello che è successo a Giulio non accada più a nessun altro ragazzo e a nessun’altra famiglia – commenta Francesco Zavatteri -. Il dolore per la perdita di mio figlio farà nascere “La casa di Giulio” che accoglierà tutti con amore, umanità e competenze». L’intero incasso dell’evento finanzierà l’apertura della “Casa di Giulio” un centro a bassa soglia per il contrasto del disagio giovanile e delle tossicodipendenze, un luogo sicuro per tutti quei ragazzi che hanno bisogno di essere ascoltati e capiti: un posto sicuro dove non c’è spazio per il pregiudizio e l’indifferenza.

Nel video Marco Betta – Roberto Lagalla – Francesco Zavatteri - Corrado Lorefice.

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