Palermo

Lunedì 25 Novembre 2024

Dalla Tunisia a Palermo sola andata, Amel a 18 anni: "Solo lo studio ci rende liberi"

This browser does not support the video element.

Amel Chaouch ha 18 anni, parla cinque lingue e sogna di diventare interprete nel parlamento europeo. La sua è una famiglia molto numerosa. Sono in sette: quattro sorelle, un fratello e i genitori, Najib e Jamila, entrambi tunisini. La loro città d'origine è Moknine, una città del Sahel tunisino, a metà strada tra Monastir e Mahdia. Il papà ha lasciato la Tunisia da giovanissimo, poco dopo la morte del nonno. Ha preparato la sua valigia e ha preso una nave per la Sicilia. Aveva la stessa età di Amel, 18 anni, e ancora un futuro da costruire. “Era venuto con l'obiettivo di studiare – spiega Amel ai microfondi di Gds.it –, anche se poi alla fine ha dovuto abbandonare gli studi per il lavoro, la sua seconda passione: la pasticceria. Con la morte di nonno doveva mantenere sia i suoi studi che la casa, le sorelle, la nonna”. In un primo momento Najib faceva avanti e indietro, viveva tra Palermo e Moknine. Dopo essersi sposato, un giorno, decide di portare con sé in Sicilia la moglie, Jamila. Erano gli anni '80, oggi Najib e Jamila sono ancora a Palermo, e hanno formato una bellissima famiglia. “La mamma inizialmente credeva fosse solo un viaggio di nozze. Invece si è ritrovata a crescere cinque figli qui in Italia – spiega Amel –. Oggi reputa Palermo la sua città, il suo Paese, più della Tunisia”. L'istruzione per Amel e la sua famiglia è sempre stata un pilastro fondamentale. “I miei alla fine per una ragione o per l'altra non sono riusciti a terminare gli studi – spiega – proprio per questo mamma ci ha sempre sollecitate. Suo papà non voleva proprio che continuasse con la scuola invece nonna la spronava e lei allo stesso modo ha fatto con noi figlie e figli, perché ci ha sempre ribadito che solo con una buona istruzione possiamo avere un buon futuro ed essere delle buone menti pensanti”. I genitori di Amel non sono mai stati particolarmente esigenti: “È bastato ci spiegassero quanto fosse importante e noi stessi abbiamo avuto la tendenza a seguire un buon percorso di studi”.  La sorella più grande, Olfa, ha 28 anni ed è riuscita a coronare il sogno di diventare farmacista. L'unico maschio dei cinque, Raouf fa il militare. Le altre due sorelle Anisa e Inse, che di anni ne hanno rispettivamente 26 e 20 lavorano. Anisa fa l'assistente sociale in un centro di aggregazione per minori, Ines, invece, fa l'assistente polimedica e l'anno prossimo tenterà i test di medicina. Poi c'è Amel, che dei cinque è la più piccola e quest'anno è di maturità. È una studentessa del liceo linguistico Ninni Cassarà e l'anno prossimo le piacerebbe studiare scienze politiche per lavorare nelle relazioni internazionali. Ma è ancora indecisa: non vuole lasciare le lingue. È intervenuta nella seconda giornata della conferenza regionale "Istruzione, università e formazione professionale in Sicilia", per dare voce alle esigenze degli studenti. “Vogliamo una scuola a misura di ragazzo – spiega Amel –, la scuola dovrebbe coinvolgerci molto di più, parlare della vita, dell'amore, della sessualità”. Più che nozioni, i ragazzi vogliono un confronto generazionale sui temi attuali e trovano in tal senso prezioso il dialogo con i docenti: “Ci piacerebbe instaurare un dialogo con i professori sui temi di attualità - conclude la studentessa –. I professori li sentiamo molto lontani per via della differenza di età, ma ci possono fornire un punto di vista che ci manca e che sarebbe prezioso avere”.

leggi l'articolo completo