C'è chi le ha paragonate alla versione universitaria palermitana di “Una mamma per amica”. Agata Sammartino e Gaia Villafranca, madre e figlia, si sono laureate nella sessione di laurea autunnale a meno di ventiquattro ore di distanza l'una dall'altra. “Abbiamo bissato quello che si era già verificato a luglio del 2019 – spiega Agata – alla triennale ci siamo laureate a 2 giorni di distanza l'una dall'altra, 2 anni dopo abbiamo ripetuto la stessa esperienza”.
Cinque anni di università trascorsi insieme, seppure in diverse facoltà. Agata, all'età di 50 anni ha deciso di rimettersi in gioco in una facoltà affine al suo lavoro: scienze della comunicazione. La figlia Gaia, invece, ha portato avanti la sua passione per l'ingegneria gestionale. “All'inizio è stato strano avere la mamma all'università – racconta Gaia - inizialmente nemmeno lo raccontavo, poi piano piano ho capito quanto fosse speciale e unica la nostra situazione”.
Con il passare del tempo, la mamma Agata, tra una lezione e l'altra, si abitua alla vita universitaria diventando per la figlia una collega a tutti gli effetti con cui condividere ansie, preoccupazioni e sconfitte. “Fare le ore piccole per preparare un esame – spiega Gaia - la mamma capiva le ansie legate agli esami e di fronte delle delusioni era lì pronta, sia a capirmi come mamma, ma ad un certo punto anche come collega pronta a comprendere cosa comporta una delusione universitaria”.
“Da questo punto di vista mi è servito tanto fare questa esperienza – sottolinea Agata - mi sono sentita più vicina alle mie figlie, tutte e due studentesse universitarie” e ricorda le canzoni di Venditti ascoltate insieme prima degli esami. “Io sono prossima ai 56 anni – spiega – quando ho voluto cominciare questo percorso sono stata incoraggiata tantissimo dalle mie figlie, mio marito era un po' più scettico, però poi si è ricreduto quando ha visto i miei risultati”.
Due percorsi di studio differenti ma con alcune materie comuni. Economia, informatica, statistica: presentate dai due corsi con approcci e attenzioni diverse, ma spesso affini. “In alcune cose – racconta Gaia - ritrovavamo anche punti in comune”. E ricorda le cene passate a chiacchierare di materie scientifiche: “Le sere in cui stavamo lì a cenare e discutere, mi piaceva lanciare delle provocazioni per vedere cosa la mamma apprezzava o meno di quelle materie. Alcune molto lontane da lei perché mai appassionata di matematica. Le mie provocazioni stavano proprio nello spingerla a dare il massimo anche in quelle materie che non le piacevano”.
Per Agata, ritrovarsi catapultata tra ragazzi, nelle aule e nelle biblioteche universitarie, è servito da stimolo, sia intellettuale che sociale. “Il rapporto con i colleghi è stato sempre ottimo – racconta - mi chiamavano come se fossi la loro seconda mamma, me lo dicevano spesso”. Chi ha avuto il piacere di condividere con lei le ore di lezione, ricorda ancora i suoi interventi vivaci rivolti ai docenti e il tiramisù al pistacchio, fatto a casa e distribuito con amore tra una pausa e l'altra.
“Devo dire che in questi anni ho ricevuto le confidenze di molti di loro (dei ragazzi ndr) – continua Agata – e, per quello che potevo, cercavo di dare un consiglio, proprio come se fossero i miei figli. In quelle occasioni, pensavo che molto spesso i figli magari parlano con altre persone e noi genitori siamo sempre gli ultimi a sapere le cose. Parlavo con loro ma era come se parlassi con le mie figlie”.
E se solitamente sono i genitori a dare aiuto ai figli, in questo caso è valso spesso anche il contrario. Gaia racconta: “È stato bello dover dare io delle dritte a mamma, vivere le sue prime delusioni. I suoi 'Voglio fare tutto in maniera corretta' e poi vedere come, invece, i colleghi che avevano copiato andavano meglio di lei”. A dare una mano ad Agata, nell'affrontare i pesanti e stressanti ritmi universitari, la figlia Gaia, tra consigli e dritte. “Mamma ha capito che bisognava stare al passo coi tempi – continua - doveva ricordarsi come si faceva a stare tra i banchi”.
Poi il covid, le lezioni online, gli spazi e il wi-fi da condividere. “Fare questo anno e mezzo è stato molto più pesante – racconta Gaia - dovevamo cercare di condividere gli spazi non solo tra noi ma anche ovviamente con gli altri due componenti della famiglia. Capitava spesso di doverci trasferire da una stanza all'altra in base alle necessità del momento, magari una presentazione. un esame e lì serviva il silenzio più assoluto e nessuno nella stanza. Poi per garantire la connessione a chi doveva sostenere l'esame, l'altra magari seguiva le lezioni facendosi hotspot per non sovraccaricare la rete, per paura di avere un crollo alla connessione ”.
Ad ottobre però, nonostante le difficoltà, mamma e figlia hanno indossato insieme corona e mascherina, per festeggiare un altro traguardo accademico insieme.
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