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Alluvioni e terremoto, a Palermo la campagna "Io non rischio"

Ieri e oggi, in 430 piazze italiane più di 4.000 volontari e volontarie di protezione civile hanno allestito i punti informativi per diffondere la cultura della prevenzione

"Io non rischio". Si intitola così la campagna di comunicazione sui rischi naturali che interessano il nostro Paese promossa per il quinto anno consecutivo dal volontariato di Protezione Civile, istituzioni e dal mondo della ricerca scientifica. Ieri e oggi, in 430 piazze italiane più di 4.000 volontari e volontarie di protezione civile hanno allestito i punti informativi per diffondere la cultura della prevenzione e sensibilizzare i propri concittadini sul rischio sismico, sul rischio alluvione e sul maremoto. A Palermo i punti informativi sono stati allestiti al Parco Uditore e al Giardino Inglese.

La campagna nata nel 2011 per sensibilizzare la popolazione sul rischio sismico – è promossa dal Dipartimento della Protezione Civile con Anpas-Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze, Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Reluis-Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica. L’inserimento del rischio maremoto e del rischio alluvione ha visto il coinvolgimento di Ispra-Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ogs-Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, AiPo-Agenzia Interregionale per il fiume Po, Arpa Emilia-Romagna, Autorità di Bacino del fiume Arno, CamiLab-Università della Calabria, Fondazione Cima e Irpi-Istituto di ricerca per la Protezione idro-geologica. L’edizione 2015 coinvolge volontari e volontarie appartenenti alle sezioni locali di 25 organizzazioni nazionali di volontariato di protezione civile, nonché a gruppi comunali e associazioni locali.

L’elenco dei comuni interessati dalla campagna è online sul sito ufficiale della campagna, www.iononrischio.it, dove è inoltre possibile consultare i materiali informativi su cosa sapere e cosa fare prima, durante e dopo un terremoto o un maremoto.

Nel video l'intervista a Giovanni Arcuri, presidente dell'Era.

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