Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Università di Palermo, laurea honoris causa a Ilaria Capua: sfida per una medicina «più coraggiosa»

«Ho sempre cercato di inseguire le aree di confine, provando a guardare sempre oltre e ispirandomi ai grandi personaggi del passato che hanno sfidato le certezze del loro tempo». Con queste parole Ilaria Capua riassume il lavoro svolto in questi anni. Un percorso fatto di idee ed intuizioni che oggi le sono valse la laurea honoris causa all’Università di Palermo. Questo pomeriggio, nell’aula magna di Palazzo Steri, il rettore Massimo Midiri ha conferito alla virologa il titolo, rendendola di fatto la prima donna nella storia ad essere insignita della laurea honoris causa dall’università palermitana e «il primo medico veterinario in Italia a ricevere il riconoscimento in Medicina - ha detto Capua -. Sono molto contenta che Palermo mi abbia riconosciuto questo. Si va nella direzione della salute circolare - ha aggiunto -, la salute è una sola, non si può veder in maniera disgiunta da quella delle piante e degli animali ed è importante che i giovani possano comprendere ciò: sono loro il futuro e riusciranno a dare questa svolta all’approccio alla salute». E ha poi ricordato: «Le malattie infettive sono uno dei motivi per cui nasce la salute pubblica - ha sottolineato - ed è importante che si sviluppino sistemi che proteggano la comunità: lo abbiamo visto con il covid e bisogna farlo per tutte le altre malattie in circolazione». Ilaria Capua lancia la sfida per una medicina proiettata verso soluzioni «innovative e coraggiose» e si commuove pensando al grande sostegno della famiglia e alle «situazioni difficilissime» e agli atti di «vera e propria ingiustizia» subiti a causa di una vicenda giudiziaria poi archiviata che la sospettava di essere una «trafficante di virus». In prima fila, ad ascoltare le parole con cui il rettore Massimo Midiri ha introdotto la virologa, il prefetto Maria Teresa Cucinotta e l’assessore regionale alla Sanità Giovanna Volo: «Per noi è una giornata di festa - ha detto il rettore -, significa riconoscere il valore di una scienziata che si è battuta per la salute degli animali e per l’uomo, in una logica integrata del One health, la lettura olistica per comprendere la patologia come il Covid e le altre che potrebbero comparire. U personaggio che ha sempre saputo dare in chiave mediatica messaggi rassicuranti e non appartenenti allo spettacolarismo di massa, fondamentale per non fare impazzire milioni di persone».

leggi l'articolo completo