A Palermo è partito il grande appuntamento sulle migliori e più moderne cure disponibili contro il cancro, ma anche sulle strategie per migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici, coniugando scienza, ricerca e comunicazione. E potenziamento di strutture, come annuncia la Regione Siciliana, parlando di due nuove comunità utili anche a chi lotta contro il tumore. Cracking cancer (distruggere il cancro) è l’evento che ogni anno riunisce tutte le reti oncologiche d’Italia, assumendo così la caratteristica di un evento multidisciplinare dal forte impatto sociale. Obiettivo, ottenere quei risultati che da soli non si potrebbero mai raggiungere, lavorando sui percorsi terapeutici, la qualità della vita dei pazienti e l’attenzione ai bisogni. Quest’anno la quinta edizione dell’evento, di cui il Giornale di Sicilia è media partner, si è svolta a Palermo, diviso in due giornate fatte di incontri e «momenti legati alla diagnostica, alle terapie innovative, con il coinvolgimento di tutti gli attori che devono essere sempre presenti nel precorso del paziente», ha spiegato Vincenzo Adamo, coordinatore della Rete oncologica siciliana. Che negli ultimi anni ha sviluppato un intenso lavoro sul territorio, contribuendo alla definizione di centri specialistici ed erogatori per i Pdta (percorsi diagnostici terapeutici assistenziali). «L’edizione palermitana del Cracking cancer - spiega Adamo - è anche il riconoscimento del duro lavoro sviluppato in questi anni: l’oncologia siciliana è importante e ricca di competenze, ma troppo spesso ancora poco conosciuta o sottovalutata. Scontiamo un pensiero purtroppo ancora forte, ma la Sicilia ha fatto passi enormi in questi anni, proprio grazie all’organizzazione in rete». In questa prima giornata, è stata definita la nuova agenda che le reti oncologiche regionali proveranno a seguire nei prossimi mesi: tra i temi più caldi la privacy, indicata dai più come uno dei più grossi ostacoli al funzionamento delle reti e la sinergia tra pubblico privato, da sempre tra gli argomenti più dibattuti: «Non è accettabile che non vengano trasferiti i dati di un paziente che da un centro di alta specializzazione passa ad una casa di comunità - sottolinea Gianni Amunni, coordinatore scientifico di Ispro, istituto per lo studio la prevenzione e la rete oncologica della regione Toscana -. Questo, va a discapito della sanità pubblica. La rete oncologica passa da tante istituzioni e gli attori che compongono questa rete devono potersi scambiare i dati. Gli ostacoli, altrimenti, sarebbero insormontabili». E dalla rete piemontese viene lanciata la strategia da attuare: «Bisogna che ogni rete regionale rediga un documento dove vengano indicati i disagi creati dall’assenza di scambio di dati e informazioni - propone Massimo Aglietta, coordinatore della rete oncologica Piemonte Valle d’Aosta - e lo invii al proprio assessore regionale della Salute. Così, riusciremo a portare la richiesta al tavolo della conferenza Stato-Regioni». Ma c’è chi frena e ricorda i gravi rischi in cui ci si potrebbe imbattere: «Il Gdpr (regolamento generale per la protezione dei dati) nasce per semplificare la tutela dei dati personali. Dobbiamo distinguere il Gdpr dal Garante della privacy - sottolinea Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie sanitarie dell’istituto superiore di sanità - ci stiamo affacciando in una medicina che usa dati diversi e in modo diverso. Questo comporta maggiori responsabilità e forti pericoli. L’uso scorretto o illegale, eticamente contrario, che si può fare è una possibilità concreta già ora e lo sarà sempre di più nel prossimo futuro». La discussione si è poi spostata sulle sinergie, ormai indispensabili, tra settore pubblico e privato: «È un matrimonio di reciproca convenienza - ha sottolineato Amunni - c’è una convergenza di interessi che non può non essere considerata». Anche per Adamo, l’unione dei due settori va ormai verso una direzione da cui non si può più tornare indietro e si ritiene «positivo, ma l’organizzazione deve essere trasparente e finalizzata al solo bene del paziente. Credo che ormai sia il pubblico che il privato abbiano raggiunto una maturità tale per cui il pubblico ha capito che il privato non ha solo interessi personali, mentre il quest’ultimo ha dimostrato di poter fare comunione con le strutture pubbliche». All’evento presente anche l’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo, che ha annunciato l’apertura di due case comunità a Catania e Caltanissetta: «Stiamo cercando di dare più rapida applicazione possibile al Piano della rete territoriale di assistenza - ha detto - e per metà maggio apriremo due case comunità, che potranno dare un grande contributo alla possibilità di sconfiggere il cancro. Così, creeremo un cerchio completo, fatto di attività con le associazioni di volontariato e supporto psicologico e di prossimità dei servizi». Domani la giornata conclusiva. Nel video Vincenzo Adamo, responsabile Rete oncologica siciliana; Gianni Amunni, responsabile Rete oncologica Regione Toscana; Toti Amato presidente Ordine dei medici di Palermo; Giovanna Volo assessore alla Salute Regione Siciliana.