Diabete, meno visite e cure durante la pandemia: "Ora più spazio alla telemedicina"
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"Oggi che celebriamo il centesimo anniversario della nascita dell'insulina possiamo guardare al futuro con ottimismo: i prossimi 100 anni probabilmente vedranno sparire il diabete. La moderna tecnologia rende migliore la qualità della vita e già ora con i nuovi farmaci questa malattia non fa più paura. Dobbiamo concentrarci di più sulla prevenzione e soprattutto sulla lotta all'obesità". A dirlo, in questo video, è il presidente della Simdo Vincenzo Provenzano, nella sua relazione al XX congresso nazionale della Società, che si conclude oggi a Isola delle Femmine dopo tre giorni di lavori. All'evento ha preso parte anche Renato Costa, commissario per l'emergenza Covid in provincia di Palermo: "È una soddisfazione poter tornare a fare in presenza questo congresso. Nel caso dei diabetici, grazie al lavoro del professore Provenzano, l'attenzione non è venuta mai meno nonostante la pandemia abbia ci abbia costretto a trascurare, non per colpa nostra, alcune patologie. Adesso che viviamo un momento di maggiore tranquillità la sanità deve occuparsi bene anche di tutti i pazienti che non hanno il Covid". Durante la pandemia, infatti, la paura di uscire di casa, di andare in ambulatorio o in ospedale, l'isolamento sociale hanno portato ad una vita più stressante, a svolgere meno attività fisica, a una peggiore dieta. Ma anche meno visite, meno cure, più scompenso e complicanze. E una prevedibile "ondata di ritorno" in ambulatorio diabetologico. Queste criticità per i pazienti con diabete in tempo di Covid-19, sono state segnalate dal professore, nella sua relazione al XX. Per risolverle, ha detto, è essenziale "una medicina di iniziativa", col diabetologo che deve "cercare il paziente", serve "implementare la telemedicina", verificare "compenso, attività fisica in casa, cibo, aderenza alla cura" e "oltre la telemedicina, la necessità della visita tradizionale".