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"Lo decidiamo ad alzata di mano", ecco le elezioni dei boss - Video

PALERMO. Per decidere alleanze e candidature avevano scelto una sala da barba: è lì, nel cuore del feudo mafioso di Santa Maria di Gesù, che i boss si riunivano prima di dar via alle elezioni per il rinnovo dei vertici del clan.

Con un bacio sulla fronte al padrino, votazioni per eleggere i vertici della cosca ormai però ridotta a un pugno di uomini. Le indagini dei carabinieri hanno sollevato il velo sul mandamento un tempo uno dei più potenti in Sicilia sotto lo scettro di Stefano Bontade, e mostrano una nuova Cosa nostra.

Le telecamere e le microspie degli investigatori hanno ripreso le riunioni con i discorsi dei mafiosi sulle elezioni e i baci che a turno davano in fronte al nuovo padrino Giuseppe Greco, un rito rispettato da tutti anche da Salvatore Profeta, consiglieri del boss, vecchio uomo d'onore scarcerato dopo il processo di revisione per la strage di via D'Amelio a Palermo, e finito nuovamente in carcere un mese fa. Il bacio in fronte era già stato documentato nell'inchiesta che aveva portato in carcere Profeta.

Dopo l’attività di propaganda è stata svelata la vera e propria elezione. In sintesi essa è avvenuta attraverso il voto di tutti gli affiliati che esprimerebbero la preferenza a scrutinio palese (“ad alzata di mano... per vedere l’amico”) anche se nel passato si ricorreva ad urne consegnate ai capodecina per la raccolta tra i soldati (un tempo indicati nell’ordine delle 120 unità). La procedura elettiva avverrebbe oggi solo per le cariche di capofamiglia e consigliere, mentre le nomine per i ruoli di sottocapo e capodecina sarebbero riservate allo stesso Capo famiglia - Principale in precedenza eletto.

Se la base dell’organizzazione esprimerebbe i vertici, il capofamiglia designerebbe a suo insindacabile giudizio i propri collaboratori. Secondo tale principio si inquadra l’assegnazione a Profeta di un incarico fiduciario al di fuori delle funzioni tradizionali ed alle dirette dipendenze del vertice che l’avrebbe autorizzato ad eludere le rigide regole della gerarchia mafiosa e l’obbligo di informazione dei quadri immediatamente superiori.

Le elezioni del capo famiglia hanno determinato il riordino dell’organizzazione che, oltre a ratificare i rapporti di forza interni, avrebbe riaffermato l’esigenza del controllo sul territorio di influenza anche nei confronti di iniziative non autorizzate da parte di soggetti legati alla medesima compagine mafiosa.

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