Palermo

Mercoledì 20 Novembre 2024

Film a Palermo, Pif: "Satira e denuncia per ridere della mafia"

Una commedia in cui «si ride della mafia mescolando satira e denuncia». Così Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, ha ideato la sua opera prima, "La mafia uccide solo d'estate", di cui è protagonista con Cristiana Capotondi. Il film, in gara al Festival di Torino, uscirà il 28 novembre in oltre 200 sale distribuito da 01. «Io vengo dal mondo de Le Iene (come autore e volto di inchieste satiriche proseguite poi con "Il testimone"), dove ho imparato che attiri molta più attenzione se arrivi scherzando, poi tirando fuori temi importanti, come cazzotti nello stomaco, per poi tornare a ridere. La cosa fondamentale è che la satira non offenda la tragedia» dice. Il neoregista, palermitano, classe 1972, vorrebbe che «il film arrivasse anche ai giovani, che magari mi conoscono per il mio lavoro in tv». Paura che la mafia si arrabbi? «speriamo non si arrabbino troppo» risponde sorridendo. E sottolinea: «Siamo riusciti a girare quattro settimane a Palermo senza pagare il pizzo. Ho detto da subito che non l'avrei pagato perchè sarebbe stato assurdo, visto il senso del film. Ci siamo riusciti, e non è una cosa così scontata, grazie all'aiuto fondamentale dell'associazione "Addio Pizzo" e perchè non ho la mentalità dei miei genitori, che erano rassegnati». Pif, anche coautore della sceneggiatura con Marco Martani e Michele Astori, spiega che quando «mi sono trasferito a Milano mi sono reso conto che per gli italiani la mafia era rappresentata dall'immagine di contadino di Totò Riina. Io invece volevo raccontare anche gli altri suoi aspetti, quelli della Palermo Bene, di persone come Stefano Bontade, all'apparenza educate e gentili». Nel suo lavoro di ricerca «e risentendo certe dichiarazioni dei politici di quegli anni ci si rende conto che si sapeva già tutto ma non ci si ribellava. Alcuni erano collusi, ma altri rinnegavano la pericolosità della mafia. Anch'io vivevo come gli altri in una bolla. Ci hanno fatto svegliare solo gli attentati del 1992». La storia, ambientata a Palermo, tra gli anni '70 e '90 racconta i primi 20 anni di Arturo (da bambino lo interpreta Alex Bisconti, da adulto Pif), brillante e sognatore, da sempre innamorato di Flora (da bambina Ginevra Antona, da adulta Cristiana Capotondi). Le avventure personali e sentimentali del protagonista offrono uno sguardo anche sulla cronaca della città immersa nelle guerre di mafia e nel tentativo di combatterla, di uomini coraggiosi, spesso soli, come Rocco Chinnici, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino. Il racconto si intreccia alle immagini di repertorio scelte dagli autori nelle Teche Rai. «È fondamentale riuscire a raccontare con leggerezza un argomento del genere, si può arrivare così anche a un pubblico più giovane che non ha ancora letto certi fatti - dice Cristiana Capotondi -. In alcuni punti si ride ma si capisce la portata drammatica di personaggi come Boris Giuliano o Dalla Chiesa che nella storia sono talmente umanizzati da cogliere il loro sacrificio ancora più profondamente». Per combattere la mafia "la speranza è non far riaccadere quello che è successo e vale anche per il nord, dove oggi le dichiarazioni di certi politici assomigliano a quelle dei politici siciliani degli anni '70 - dice Pif -. A volte per orgoglio, altre per collusione, non ne vogliono ammettere l'esistenza". Il regista comunque vuole essere ottimista: "Oggi la gente denuncia di più, e lo Stato, seppur tra mille problemi e limiti è più presente. Non penso che politici come Ciancimino, Lima o il nostro caro Giulio (Andreotti, ndr), potrebbero agire allo stesso modo oggi 'La mafia' è sicuramente meno potente, ma proprio per questo bisogna continuare la lotta alla criminalità ovunque. Sappiamo che è più pericolosa quando non si vede".

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