Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Alfano: beni confiscati per arginare l'emergenza casa a Palermo

«Lo Stato è forte, ed è più forte di chi lo vuole combattere, il nostro Paese è in grado di contrastare Cosa nostra, il suo tentativo di riorganizzazione criminale e il possibile insorgere di nuove tentazioni stragiste», così il ministro Angelino Alfano ha chiarito come lo Stato sia presente e pronto a rispondere con forza e determinazione alle recenti minacce a danno dei magistrati impegnati nella trattativa Stato-mafia e a quei comparti della Giustizia coinvolti. La presenza dello Stato a fianco dei pm minacciati avverrà anche attraverso l'individuazione di nuovi strumenti e di tutte le risorse a disposizione; punti più volte ribaditi dal ministro dell'Interno durante la conferenza stampa di oggi alla Prefettura di Palermo, a conclusione del vertice, durato quasi cinque ore, del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica: «Offriremo ogni protezione e ogni mezzo che lo Stato dispone per proteggere la vita di chi ci difende dalla mafia». Attorno al tavolo i vertici della Procura di Palermo e Caltanissetta Francesco Messineo, Sergio Lari; il Capo della Polizia Alessandro Pansa; il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli; il comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo. Il ministro ha incontrato i pm minacciati, impegnati nel processo per la trattativa Stato-mafia: Nino Di Matteo, Vittorio Teresi, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. «È stato reso disponibile» - ha confermato Alfano - per il pm Nino Di Matteo il cosiddetto 'bomb jammer' (portatili a banda larga che attraverso impulsi radio inibiscono il segnale di ordigni esplosivi radio-controllati a distanza, come quelli usati nelle stragi di Capaci e via D'Amelio, ndr) da inserire nel suo convoglio di scorta, così come richiesto con un'interrogazione parlamentare il 14 ottobre scorso dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, a seguito delle minacce di morte che Totò Riina, durate uno sfogo con un detenuto nel carcere milanese di Opera, avrebbe indirizzato a Di Matteo e tutti i pm della trattativa Stato-mafia: «Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire». Servizio di Rossella Puccio.

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