Cinque milioni di litri di extravergine d’oliva commercializzati ogni anno, di cui due milioni arrivano da olive coltivate direttamente in Sicilia, un milione e mezzo in altre regioni e la restante parte in nazioni mediterranee. Sono i numeri dell’azienda Barbera, da 120 anni tra le punte di diamante dell’imprenditoria agroalimentare siciliana che stamattina è stata premiata a Palermo, all'interno della sala rossa dell'Ars per l'ennesimo riconoscimento, frutto di estrema cura nella sperimentazione e associazionismo tra i frantoiani e i produttori. Ingredienti che permettono alle produzioni di alzare ogni anno l’asticella della qualità.
Così, l’olio Barbera ottiene un prestigioso premio al concorso Sofy award di New York, dove l’olio biologico Dop "Monte Etna Natura Viva", coltivato proprio alle pendici del vulcano, è stato premiato come l’olio più buono del mondo. Ciò che ha permesso al prodotto di ottenere il riconoscimento a livello mondiale è la grande armonia, «non è un olio coprente, aggressivo. Al contrario, è molto gentile, con sentori erbacei, di carciofo - ha spiegato Manfredi Barbera, amministratore unico della Premiata oleifici Barbera -. Può essere utilizzato sulla carne, sul pesce, sulle verdure: ha tutti i requisiti che richiede un consumatore non solo statunitense».
Il mercato dell’olio Barbera, che già nel 2014 aveva ricevuto un altro riconoscimento con il "Lorenzo numero 5", ha radici profonde in tutto il mondo, fino ad arrivare alla Cina e al Giappone. Alla presentazione del premio nella Sala rossa dell’Ars a Palermo, si è però parlato anche del presente dell’imprenditoria agricola siciliana, che ora più che mai ha bisogno al suo fianco della politica: «La politica deve e può dare un segnale - prosegue Barbera -, che noi abbiamo già dato autonomamente circa 15 anni fa con la nascita del Cofiol (consorzio filiera olivicola siciliana), perché uno dei punti più importanti del settore olivicolo è l’aggregazione della filiera: dobbiamo metterci tutti insieme. I piccolissimi - sottolinea - sono il fiore all’occhiello della Sicilia, e hanno bisogno di strumenti mirati, che non sono quelli che servono ad aziende più strutturate o ai consorzi come il nostro. Se la politica ha questa visione, allora poi si trovano gli uomini. Saranno forse i manager, accreditati e con una sicura e certa competenza su quello che si svolge, e il modello funzionerà».
L’attenzione si è poi spostata sulla concorrenza dei prodotti in arrivo dal Nord Africa: «Non vedo concorrenza nel Nord Africa, così come dalla Spagna o dall’Argentina e altri Paesi. Questa, comunque, deve rappresentare uno stimolo - conclude l’imprenditore siciliano -, per esempio nell’olivicoltura dobbiamo mettere in campo modelli moderni, tralasciando il fatto di rimanere sempre e solo attaccati alle tradizioni con impianti che non danno un olio di qualità».
Chiamati in causa dalle richieste di un maggior aiuto da parte della politica, hanno risposto l’assessore regionale alle Attività produttive e Edy Tamajo e all’Agricoltura Luca Sammartino: «Tutto ciò a cui stiamo lavorando è volto alla crescita e a rafforzare il sistema di competitività delle nostre aziende ed eccellenze - ha spiegato Tamajo -. In tema di aiuti alle imprese stiamo mettendo in campo risorse e bandi che usciranno a breve, come "Fare impresa", "Connessioni". Un altro bando destinato ai distretti produttivi, che affiancheranno "Ripresa Sicilia" è già uscito. Senza tralasciare il lavoro che stiamo svolgendo sulle aree Zes, che daranno maggiore attrattività dal punto di vista commerciale alla nostra terra».
«Il governo è al fianco delle imprese e delle infrastrutturazioni idriche - ha sottolineato Sammartino -, oggi le nostre imprese per essere competitive hanno bisogno di servizi e infrastrutture per poter essere sempre più conosciute. Siamo al fianco di chi vuole investire e continuare a crescere nel proprio territorio».
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