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Palermo, i rincari fanno infuriare i pendolari: "Metà stipendio per pagare la benzina"

Anno nuovo, stessi problemi. La nuova manovra ha tagliato del tutto lo sconto sulle accise sui carburanti, che negli scorsi mesi aveva calmierato i prezzi riuscendo a portare il prezzo della benzina a 1,60 euro al litro. Con l’avvento del 2023, invece, il costo del gasolio è schizzato di circa 20 centesimi, tornando nuovamente a toccare le vette di 1,80 euro al litro: con i listini odierni, un pieno in modalità self costa circa 6,90 euro in più, per una spesa totale di circa 160 euro in più annui. Situazione peggiore per il gasolio, che comporterà alle famiglie un incremento di spesa di oltre 170 euro annui. Ecco il parere degli automobilisti palermitani.

«Non è normale che bisogna spendere tutti questi soldi per andare a lavorare - commenta la signora Assunta - prima con 20 euro si riusciva a coprire l’intera settimana, facendo avanti e indietro. Adesso dieci euro servono soltanto per coprire una giornata: per recarsi a lavoro una media di 35 euro a settimana si spende sicuramente e gli stipendi rimangono semper gli stessi. Siamo impotenti».

Il rincaro, ovviamente, pesa ancor di più sul portafogli dei pendolari: «Io lavoro in viale delle Scienze - racconta Zuara Masmoud - ma abito poco fuori città: la metà dello stipendio se ne va con la benzina. Io in precedenza avevo una macchina a benzina - racconta con un sorriso amaro - e ho pensato di comprarne una diesel per risparmiare. Adesso mi ritrovo nella stessa situazione, considerando che ora il gasolio costa di più».

E all’aumento della benzina corrisponde un aumento del prezzo dei servizi: «Io trasporto materiali - dice Salvatore Di Franco - e quindi conta benzina ci lavoro, ne consumo molta. Ovviamente ho dovuto alzare i prezzi del trasporto e la gente se ne lamenta. Ma se spendo due euro per un litro di benzina non posso non alzare i prezzi per il trasporto».

Per chi deve semplicemente spostarsi da un punto all’altro della città il piano B potrebbe essere rappresentato dai mezzi pubblici, che, però, «non funzionano. Li utilizzerei volentieri altrimenti - sottolinea Michele Manca -. Io ormai mi sono sganciato da queste logiche di prezzo perché si è capito che funziona a lobby: si formano i cartelli e non si riescono più a gestire queste dinamiche».

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