In attesa di retribuzioni a 5 anni dal licenziamento, protestano gli ex operai Aiello di Bagheria
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Ha protestato stamattina davanti alla sede dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati alla mafia, in via Vann'Antò, a Palermo, una rappresentanza dei lavoratori dell'ex gruppo Aiello di Bagheria, che, a 5 anni dal licenziamento, attende ancora spettanze. A rappresentare la situazione in cui versano 120 lavoratori delle tre aziende edili coinvolte, Ati Group, Emar ed Ediltecna, il segretario generale Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo. I licenziamenti scattarono il 17 agosto 2016 e in quel momento i 120 operai coinvolti avevano già maturato complessivamente 1 milione 400 mila euro di stipendi e Tfr. Oggi, a 5 anni dalla fine del rapporto lavorativo e grazie al lavoro svolto dai liquidatori nominati dall'Anbsc, che hanno avviato la fase di vendita dei beni aziendali, le maestranze hanno incassato, in due rate, una cifra "esigua", pari al 30 per cento della somma attesa. Un ritardo che per il sindacato pesa sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie. I beni appartenenti al gruppo Aiello sono stati messi in vendita con un bando specifico pubblicato sul sito dell'Agenzia. "I tempi per le liquidazioni delle somme ai lavoratori sono troppo lunghi e i lavoratori reclamano giustamente quanto spetta - dice il segretario generale Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo - Purtroppo l'andamento del mercato immobiliare è altalenante e questo sta complicando e allungando troppo i tempi della vendita del patrimonio immobiliare delle società edili. Pertanto chiediamo all'Agenzia di individuare un percorso alternativo che possa ridurre i tempi per saldare le retribuzioni e il Tfr , pagando per intero gli operai". La Fillea ha anche chiesto un intervento alla Prefettura attraverso il tavolo che si è costituito sulle aziende sequestrate e confiscate. "La Prefettura si è dimostrata sensibile alle nostre istanze - prosegue Ceraulo - A seguito di una interlocuzione tra Prefettura e liquidatori, qualche settimana fa, la volontà di ottemperare ai pagamenti attraverso la vendita dei beni è stata confermata. Ma al momento questa resta l'unica soluzione in campo". "Come organizzazione sindacale degli edili - aggiunge Ceraulo avevamo chiesto anche al governo regionale di costituire un fondo che servisse ad aiutare i lavoratori di aziende sotto confisca sanando le spettanze economiche maturate lungo la gestione delle amministrazioni giudiziarie. Avevamo ricevuto un'apertura in tal senso, rimasta però senza seguito. La nostra preoccupazione è che da qui a breve, nella stessa situazione dei lavoratori dell'ex gruppo Aiello, possano trovarsi altri lavoratori di aziende confiscate del settore delle costruzioni. Con le confische, il reinserimento sul mercato delle aziende resta una chimera e quello che si spalanca è un bivio: o l'attività è in grado di continuare attraverso le cooperative dei lavoratori o in alternativa le aziende quasi sempre vengono messe in liquidazione e chiuse".