"Questa macchina è la storia di base della crittografia moderna". A spiegarlo è l’esperto crittografo Giordano Santilli presso l'archivio storico di Palermo, dove è il corso la mostra "Palermo, ottant'anni or sono". "I metodi di cifratura - aggiunge Santilli - risalgono alla fine del 500. Appena finita la guerra mondiale inizia la passione di tutti i matematici per questo tipo di scienze”. Enigma. È questo il nome del dispositivo elettromeccanico che serviva per cifrare e decifrare i messaggi. La decrittazione dei messaggi cifrati fornì per quasi tutta la seconda guerra mondiale importantissime informazioni alle forze alleate. Uno degli esemplari è visionabile all’interno dell’archivio storico comunale grazie alla mostra curata da Attilio Albergoni. A fornire i dettagli del funzionamento e dell’importanza di Enigma, il luogotenente Salvatore Colace del Comando regionale della Guardia di Finanza di Palermo. “Questo è un esemplare della macchina Enigma modello 1 che era in dotazione all’esercito e all’aviazione tedesca – spiega il luogotenente Colace - Noi come guardia di finanza abbiamo avuto in dotazione questa macchina non durante la guerra ma nei primi anni ‘50, precisamente nel 1957 quando il comando generale acquistò le copie di macchine Enigma presso un deposito di residuati bellici della Germania, gestito da americani. Per quei tempi, Enigma è stata una svolta tecnologica non indifferente perché permetteva di mandare messaggi sensibili dai vari comandi di Italia a Roma. Lì poi le notizie venivano lavorate in modo da prendere le contromisure, principalmente per la lotta al contrabbando”. Presenti alla conferenza di presentazione dell’esemplare anche i dirigenti della agenzia bazionale per la cybersicurezza di Roma, che hanno fornito informazioni sulla crittografia ai giorni nostri e della cyber sicurezza informatica. La mostra, all’archivio storico comunale, visitabile fino a 9 settembre, ripercorre gli anni della guerra e dei bombardamenti a Palermo sino alla cessazione delle ostilità, e narra le abitudini e i nuovi modi di vivere ai quali la popolazione dovette adeguarsi. “Ho cercato di riproporre – spiega Albergoni – quelle che erano le necessità che hanno attraversato i palermitani. Ci si arrangiavano con quello che la nostra terra dava, fortunatamente in abbondanza: le carrubbe, i ceci, i pomodori secchi, le fave che venivano essiccate e mangiate anche in inverno. Ho raccontato i cambiamenti che arrivarono con la guerra e che rimasero anche dopo nel modo di giocare dei bambini, di vestirsi, di curarsi, di vivere”. Nel video Salvatore Colace, luogotenente Comando regionale Guardia di Finanza di Palermo - Giordano Santilli, esperto crittografo Agenzia Nazionale per la Cybersicurezza nazionale – Attilio Albergoni, curatore mostra Archivio storico