Dall’ex stazione dei treni di Capaci ripartiranno vagoni ricchi di ricordi e testimonianze raccontate con un linguaggio nuovo, pieno di speranza e più vicino alle nuove generazioni affinché, per queste ultime, il ricordo di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti gli uomini e le donne che hanno dedicato le loro vite alla lotta alla mafia, viaggi sempre con loro.
È questa la missione e l’idea di Must23, il nuovo museo stazione che sorgerà a settembre nell’ex stazione dei treni di Capaci. Il brand del progetto è stato presentato oggi presso la sala comunale Macine di Palazzo Conti Pilo a Capaci: il museo, che tra le tante caratteristiche sarà interattivo e multimediale, è stato promosso dall’associazione Capaci no mafia ets e dalla cooperativa sociale Addiopizzo Travel e mira alla creazione di uno spazio di fruizione culturale permanente.
Una memoria viva della strage del 23 maggio 1992 che costò la vita al giudice Falcone, alla moglie e a tre agenti di scorta. Che passa attraverso la bellezza, che si riprende quei luoghi che 31 anni fa hanno fatto da spartiacque nella storia: «Da lì cambia l’approccio della gente nei confronti della mafia e della lotta alla mafia - spiega Dario Riccobono, responsabile del progetto e presidente dell’associazione Capaci no mafia -. Ecco, noi vogliamo ripartire da questa data, certamente di lutto, ma nella quale noi abbiamo visto anche una ripartenza: non a caso abbiamo scelto i locali della ex stazione, così sarà una operazione di rigenerazione urbana, ma simbolicamente la stazione è un posto dove i treni si fermano e ripartono. Must23 vuole racontare questa ripartenza, questo cambiamento, fatto di lotte, successi, anche delusioni, ma pieno di speranza».
Il museo, che verrà inaugurato a settembre, sorgerà in un'area di oltre 5 mila metri quadrati, con strutture connotate da un carattere transitorio. Infatti, saranno veri e propri container, che non impatteranno in alcun modo sulla natura circostante e sul suolo:
«Useremo materiali eco compatibili - ha spiegato l’architetto Luisa Maria Galetto, che sta lavorando alla realizzazione del progetto -, che saranno forniti di pannelli fotovoltaici, così da poter produrre la nostra energia».
La realizzazione dell’opera sposa in pieno il tema della sostenibilità, tanto da «cercare di recuperare anche l’acqua piovana - prosegue Galetto -. Sappiamo essere uno dei grandi problemi della regione e vogliamo fare la nostra parte. Gli spazi saranno accessibili a tutti: e non sto parlando di entrate secondarie o riservate alle persone disabili. Gli ingressi e i luoghi saranno uguali per tutti, già progettati e pensati perché tutti possano avervi accesso senza alcuna difficoltà, e sentirsi a proprio agio».
Qui, tecnologia e cultura si mescoleranno perfettamente: infatti, i visitatori avranno la possibilità di interagire con la storia grazie a visori per la realtà aumentata e altri espedienti tecnologici che faranno immergere l’utente all’interno delle testimonianze, dei luoghi e degli episodi di quel periodo. Una volta completato il tour, ci si potrà immettere in spazi che saranno dedicati alla cultura e al relax.
«Quello che vogliamo fare è spostare il treno della storia partito su un binario sbagliato e portarlo verso un viaggio di speranza a lieto fine - ha spiegato Davì Lamastra, direttore artistico del progetto -. Dal punto di vista tecnologico c’è tutto quello che ci si può aspettare in questi tempi: ci sarà una parte più tradizionale, dove l’osservatore può fruire dei contenuti con multi proiezioni e tanto altro e un’altra che invece sarà più innovativa, interattiva grazie alla realtà aumentata. Il museo sarà una vera e propria opera d’arte, il cui centro dovrà essere la partecipazione collettiva, dove i visitatori passeranno da una dimensione di spettatori ad un’altra di spettautori».
On line da poche ore anche l’operazione di crowdfunding, che servirà ad aiutare la realizzazione dell’opera.
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