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Palermo, a Palazzo Jung un museo per le vittime di mafia: «Non reliquie ma storia»


Un luogo di riflessione e non di reliquie, uno spazio nuovo e moderno per costruire una comunità più giusta e consapevole. Il museo del presente delle memoria e delle lotte alle mafie segnerà un cambio di passo importante nella narrazione e nel modo di fare memoria.

Questa mattina, Alessandro De Lisi della fondazione Falcone ha presentato ciò che sarà il futuro di Palazzo Jung in via Lincoln a Palermo. Patrimonio della Città metropolitana di Palermo, la struttura è stata conferita alla fondazione Falcone con un atto convenzionale: «Tra il palazzo e il parco storico - racconta De Lisi - nascerà il museo dedicato a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Un’occasione unica in Italia, un luogo di memoria e di vita, di dialoghi tra presente e contemporaneo, un cambio di rotta rispetto alla retorica del cimelio o la retorica della reliquia che deve raccontare sempre e solo l’eterno funerale delle vittime. Questa volta - prosegue - ripartiamo dalle gemme, dai semi che sono stati e che hanno dato vita a questo nuovo modello di narrazione e di approfondimento responsabile, coraggioso, coerente di vita che è stata di grande innovazione, coraggio e creatività. La mafia - conclude - teme la cultura, la bellezza, l’arte quali strumenti sociali di autonomia della comunità come rivelano le aggressioni esplosive e le stragi di trent'anni fa e i più recenti furti di capolavori. È attraverso la confluenza dei saperi e delle diverse espressioni artistiche che la fondazione Falcone intende elaborare nuove azioni di promozione della memoria civile, soprattutto verso i giovani e le nuove generazioni».

Il 23 maggio, data del 31esimo anniversario della strage di Capaci, si aprirà il cantiere di palazzo Jung, iniziando dal giardino storico, da restituire alla città, così da riuscire ad inaugurare il museo in autunno. Museo che sarà dedicato alla memoria della giovanissima vittima della strage dei Georgofili, Nadia Nencioni, attraverso i suoi versi del componimento Tramonto, «scritto poche ore prima di morire» ricorda De Lisi.

«Abbiamo incontrato migliaia di giovani nelle scuole di tutta Italia in questi anni, ogni giorno penso e sono grata alle insegnanti per il lavoro instancabile di cura nei confronti della memoria dei fatti di allora e della promozione di un nuovo modello di società della giustizia e della fiducia, al contempo sono però consapevole che non basta ancora, non è sufficiente - ha detto Maria Falcone -. La cattura del boss Messina Denaro rivela un’ampia porzione della società disposta ad aiutare i mafiosi, al Sud come al Nord, persone e professionisti consapevoli di fare affari con i boss e coi complici, a chiedere loro favori. Oggi più che mai quindi serve agire nella comunità - prosegue -, perché contro la mafia non basta la legalità ma servono anche cultura, passione e impegno, sperimentando nuovi linguaggi e nuove forme di aggregazione civile, unendo le istituzioni e le imprese in questa nuova stagione della consapevolezza. Dobbiamo vincere la mafia, non soltanto contrastarla, restando lontani dal personalismo ed essendo di esempio, per coraggio e fantasia, restando autonomi». 

 

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