Un tratto riconoscibile che si ripete, in un lavoro di stratificazione, restituendo all'osservatore dipinti pieni di linee colorate. Mosaici, realizzati con l'utilizzo di cartone pressato e sabbia lavica etnea, che ricordano antiche pavimentazioni scolorite al sole. In mostra a Palazzo Riso, a Palermo, fino al 27 marzo, la personale di Giacomo Failla, “Segno astrazione” curata da Giacomo Fanale e inserita nel programma della Settimana delle Culture.
L'artista catanese durante la pandemia ha trovato il tempo per interrogarsi sulla necessità di un "segno" grafico forte, spoglio da sovrastrutture. Sono nate così le opere esposte al Museo regionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, in parte ispirate, anche, all'artista e calligrafo giapponese Nakajima Hiroyuki.
“Il segno si ripete nelle opere che descrivono le tradizioni che riscoprono la stratificazione delle arti in Sicilia, una ricerca di identità sebbene universale. In Giacomo Failla la sua natura siciliana è evidente, emerge sia nella presentazione delle stratificazioni ma soprattutto nell'uso dei materiali”. Onde a ricordare il mare e fuochi d'artificio a rievocare feste e tradizioni.
Poi, l'opera site-specific realizzata proprio in vista della mostra al Riso. Quattrocento piastrelle colorate, tutte diverse ma simili in dialogo con la stanza degli armadi sospesi al soffitto del Museo nel 2008 da Jannis Kounellis. Frammenti di arredamento in una stanza spoglia. “Kounellis quando pensa agli armadi pensa ai grandi affreschi nei palazzi – spiega il curatore, Giacomo Fanale – mettendo le piastrelle è come se si completasse questa sua idea iniziale”.
Il primo passo per un progetto più ampio di installazioni site specific temporanee, che Failla svilupperà in Sicilia, seguito dal videomaker Andrea Di Silvestro e dal fotografo Giampiero Caminiti sull’interpretazione contemporanea dei siti monumentali e archeologici.
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