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Palermo, a Palazzo Santamarina durante gli scavi trovata un'area fra le mura puniche

Nello spazio è stato realizzato un centro fitness. Rinvenuto anche un ex rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale, che è diventato una moderna spa. Sorprese sono arrivate poi dalla ricerca della cinta muraria della città antica

Apre le porte nel centro storico di Palermo Palazzo Santamarina, in via del Celso, a due passi dalla Cattedrale. Nel corso del restauro, durato 4 anni ed effettuato sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali, è stata anche condotta una campagna archeologica imponente, con 18 mesi di scavi, realizzata fianco a fianco ai Beni Culturali della Regione Siciliana. Gli scavi hanno portato al rinvenimento, nell’atrio del Palazzo, di un’area di 350 metri quadrati, tra le mura puniche, oggi rifunzionalizzata e adibita a centro fitness di alto livello.

Sotto l’atrio è stato rinvenuto un ex rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale, dove è stato ricavato un moderno centro benessere. Il restauro conservativo ha anche portato al recupero dell’arco ogivale di 12 metri a doppia ghiera, ex ingresso della città punica, così come delle cinta di fortificazione del Cassero, risalenti all’anno 1000, su cui era stata costruito parte del Palazzo.

Il progetto ha inteso far coesistere gli elementi tipici originari rinvenuti - paramenti murari bicromi, bifore, archi e mensole di impianto Medioevale, affreschi esterni - con elementi di nuova realizzazione dal gusto moderno, in un mix avveniristico di pareti e pavimenti in vetro continuo. I cento metri di mura di fortificazione, lasciati a vivo, per esempio, oggi sono protagonisti degli spazi del Palazzo - dall’olfattorio ai ristoranti e alla sala fitness - testimoni di un’atmosfera unica, sospesa tra passato e futuro, tra antichità e innovazione.

«Con la scelta dei materiali e con scelte progettuali volte a valorizzare gli spazi interni ricchi di elementi di pregio architettonico - spiega uno dei due curatori del restauro, l’architetto Francesco Miceli, presidente del Cnappc, Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori - siamo riusciti ad ottenere un risultato di qualità in cui convivono il segno storico ed il linguaggio dell’architettura contemporanea, rifuggendo dalle soluzioni diffuse e consuete in cui prevale l’omologazione a schemi preconfezionati che finiscono quasi sempre per falsare, e quindi tradire, il valore storico dell’organismo architettonico oggetto d’intervento».

«Gli interventi di messa in sicurezza - afferma l’altro progettista, l’ingegnere Teotista Panzeca, già professore ordinario di Scienza delle Costruzioni della facoltà di Architettura di Palermo - sono stati eseguiti nel rispetto delle tecniche costruttive esistenti e all’insegna di efficacia, durabilità e reversibilità, controllando lo stato di sforzo attraverso l’introduzione di sensori, infatti, si può intervenire senza lavorazioni di struttive sulle strutture».

Ma lo sviluppo richiama la sostenibilità. Ecco perché il Palazzo ha abbracciato il tema eco-friendly attraverso un progetto di bioedilizia e un sistema costruttivo privo di prodotti chimici. La struttura oggi è a emissione 0 con impianti di climatizzazione e raffreddamento ad acqua e gas free. Il progetto di rifunzionalizzazione del sito, molto innovativo per la città di Palermo, è stato possibile anche grazie al know how della famiglia imprenditrice che ha qui portato la propria visione unita a un investimento straordinario per il territorio. Una grande scommessa in un punto del centro storico ancora degradato a quel tempo. Da uno stato di forte abbandono si è riportato alla luce un palazzo dal gran de valore storico-artistico, valorizzando uno dei punti più importanti del centro storico palermitano.

L’intervento su Palazzo Santamarina, infatti, ha riqualificato anche la via del Celso. Un tempo strada isolata e satellite della via Maqueda, è oggi diventata una via protagonista dell’asse, luminosa e accogliente, sede di un dehor ben attrezzato, e su cui svetta maestoso il portone del Palazzo sulla facciata medievale, da cui si può apprezzare l’armonia di bifore e bicromia a conci alternati di arenaria e pietra lavica, secondo lo stile delle costruzioni medievali toscane, in un motivo decorativo di ascendenza continentale che si ritrova in pochi altri esempi in Sicilia. Non a caso si è scelto di tenere il portone d’accesso aperto, per sottolineare il protagonismo del palazzo sulla via, e apprezzare già dalla strada la corte interna.

Una realtà che ha dato lavoro a più di 40 persone e a un centinaio di operai impegnati in contemporanea durante i lavori, con stop e rallentamenti a causa del Covid-19. Se è vero, infatti, che l’emergenza sanitaria ha influito negativamente sugli interventi - a causa delle difficoltà nel reperimento dei materiali, ma anche creando preoccupazioni rispetto a un futuro incerto - è vero anche che la società ha invertito la rotta, avviando con ottimismo e fiducia le sue attività. Se la situazione sanitaria e le misure anti-Covid hanno ridotto e ridimensionato i luoghi e le occasioni di socialità, i viaggi, gli spostamenti e le attività di palestre, spa, ristoranti e alberghi, Palazzo Santamarina, offrendosi al pubblico come luogo sicuro con le sue tre destinazioni - residenziale, ricettiva e commerciale - intende fare proprio di questi limiti un elemento di forza. L’attenzione forte e puntuale alla sicurezza anti-Covid è già stata riconosciuta dai primi clienti e fruitori delle attività. Un modello di sicurezza che sposa anche una precisa idea di accoglienza. Questo è un palazzo nobiliare nel quale la famiglia proprietaria accoglie il turista con quella cordialità e generosità tipiche del l’accoglienza siciliana. I pregi di una struttura esclusiva ed elegante, ma non formale, dove è la dimensione intima e familiare che vince sul lusso, secondo un concept che non è di casa a Palermo.

 

 

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