“Non le toccate, sono più belle di prima”. Furono queste le parole di Mario Schifano, subito dopo aver visto le sue stesse opere restituite dal fuoco. In mostra, dal 20 dicembre al 28 febbraio,“Mario Schifano. I'm on fire!”. A Palazzo Sant'Elia, a Palermo, trenta delle opere che subirono, nel 1992, le conseguenze dell'incendio divampato nella falegnameria poco distante dal luogo in cui erano conservate.
Raggiunte dal calore, le bruciature hanno rimodellato stampe e dipinti. “Queste opere qui esposte offrono lo spunto per una riflessione sull'incursione del caso sull'opera realizzata – afferma il critico Achille Bonito Oliva - L'arte contemporanea nella sua essenza concettuale può resistere alla sua distruzione materiale?”.
“La mostra è una riflessione sulla capacità di un evento accidentale di irrompere nel processo creativo intenzionale di un artista, – spiega Antonio Ticali, sovrintendente della Fondazione Sant'Elia - contribuendo al prodotto finale. Il quesito che vorremmo condividere con i visitatori è: può un’opera d’arte considerarsi 'finita' quando esce dall’atelier del suo autore? O gli eventi fortuiti che maturano durante tutta la sua esistenza, sommandosi a quelli intenzionali, finiscono per essere essi stessi evoluzione dell’estetica dell’opera, contribuendo alla sua unicità e irripetibilità?”.
Tante le domande che sorgono al visitatore, in una passeggiata suggestiva tra le sale dagli affreschi settecenteschi di Palazzo Sant'Elia e le opere di Schifano, principale esponente della Pop Art europea.
Nato a Homs nella Libia italiana, Mario Schifano utilizza un linguaggio ricco di contenuti e forme espressive proprie della comunicazione di massa e della cultura popolare. Vive pienamente il suo tempo e il desiderio di intraprendere nuovi percorsi e sfide interagendo con i media, le band rock e pop come i Rolling Stones e i Beatles, sperimentando droghe, viaggiando con curiosità tra Londra e New York e appropriandosi delle tecniche di marketing, trasformando così le sue opere in icone di un nuovo mondo e di una nuova arte. Le circa trenta opere appartenenti ai “Fuochi dell’Arte” appartengono in prevalenza alla collezione Jacorossi, creata dall’imprenditore e mecenate Ovidio Jacorossi, grande collezionista d’arte scomparso due anni fa.
In mostra anche una decina di opere realizzate da Schifano tra gli anni ’60 e gli anni ’90, estranee all'incendio. Il suo sguardo e la sua opera intera risultano molto attuali in questo momento storico, nell'utilizzo di immagini edulcorate che trasformano e confondono la realtà. “Mario Schifano, più volte considerato l’Andy Warhol italiano, – dice Angela Mattarella Fundarò, vice presidente della Fondazione Sant’Elia – è uno dei più controversi e affascinanti artisti della scena nazionale e internazionale. Un pittore che con le sue trovate geniali ha saputo far incontrare la cultura mediterranea con quella nordica”.
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