PALERMO. Nella Palermo degli anni Novanta, scossa da eventi brutali perfino difficili da raccontare, quattro giovani artisti intraprendono una ricerca incentrata sul recupero della pittura, quasi un velo di preziosismi, gesti e colori che filtra e rielabora i ricordi e le immagini di una città in bilico sull'abisso. Sono Alessandro Bazan, Fulvio Di Piazza, Francesco De Grandi e Andrea Di Marco, quest’ultimo scomparso prematuramente nel 2012 a 42 anni. Oltre 50 opere di questi pittori sono raccolte in una mostra curata da Sergio Troisi con la collaborazione di Alessandro Pinto, che si apre il 22 marzo al Museo Riso e che sarà visitabile fino al 25 aprile. È un’ampia retrospettiva che racconta un itinerario di ricerca legato da un filo comune, sguardi e complicità che si nutrono della presenza inquieta e saturnina di una città reale e immaginaria al tempo stesso.
La rassegna s'intitola 'La scuola di Palermo' e segna, come sottolineato dall’assessore dei Beni culturali Vittorio Sgarbi in conferenza stampa, il rilancio di Palermo e della sua scuola di pittura, che ha definito «fra le più importanti d’Italia».
Il nome del gruppo si afferma con 'Palermo Blues' (2001), allestita nei locali della Galleria Bianca e della Grande Vasca dei Cantieri Culturali alla Zisa. Da allora il percorso dei quattro artisti prosegue diversificandosi, ma facendo delle loro origini l’humus comune da cui inoltrarsi nelle perigliose vie del ritorno alla pittura. È un recupero oggi tanto di moda a livello internazionale, soprattutto con riferimento ai linguaggi espressivi di chi vive realtà conflittuali o situazioni di marginalità. Perché il fare proprio della pittura si presta alla trasposizione dell’io nel racconto, all’elaborazione di una ricerca attaccata alla Terra, madre che tutto avvolge e tutto cambia anche dentro le chiuse stanze dell’arte.
La mostra, che rappresenta un importante momento di riflessione su Palermo e alcuni suoi artisti, è un appuntamento di rilievo anche nel contesto di Manifesta e di Palermo Capitale della cultura. L’iniziativa è frutto della collaborazione fra il Comune di Palermo e l’assessorato regionale Beni culturali, come ha tenuto a sottolineare l’assessore Vittorio Sgarbi, in conferenza stampa, elencando poi gli altri progetti della Regione per l’anno di Palermo capitale italiana della cultura. Fra questi, Sgarbi ha ricordato le mostre di Gino De Domincis, dello scultore Giuseppe Ducrot cui si devono, fra l’altro, l'altare, l’ambone e il Crocifisso della Cattedrale di Noto (2011), di Carlo Guarienti e di Guccione, quest’ultima in gemellaggio con Taormina, dove avrà sede anche un’iniziativa dedicata alle immagini dal forte e conturbante impatto visivo di von Glöden e Mapplethorpe. Infine Sgarbi ha annunciato per il 2019, nel 180/o anniversario della nascita di quest’arte, un Festival della fotografia a Palermo.
La mostra è visitabile fino al 25 aprile: martedì, mercoledì e domenica dalle 10 alle 19.30; giovedì, venerdì e sabato dalle 10 alle 23.30.
Caricamento commenti
Commenta la notizia